In questa guida mettiamo a disposizione alcuni consigli utili per la pesca alla Ricciola.
FAMIGLIA Carangidi
NOME SCIENTIFICO Seriola dumerili
DISTRIBUZIONE Cosmopolita
LUNGHEZZA MASSIMA 2 mt
PESO MASSIMO 60 Kg
LUNGHEZZA MINIMA CONSENTITA cm 60
PESO MEDIO A
SPINNING 0,5 – 1 Kg (normalmente si prendono a spinning le ricciolette di branco, quelle adulte sono meno sensibili agli artificiali)
ARTIFICIALI CONSIGLIATI pesciolini finti 7 – 11 cm; colori: mugginetto – sardina (blu) – sgombro; cucchiaini ondulanti argentati (5 – 10 cm) – piumette bianche o colorate
DIAMETRO LENZA 0,25 – 0,40
STAGIONE autunno
ORARI alba e tramonto con mare calmo – tutto il giorno con mare mosso
CONDIZIONE MARE IDEALI scaduta o mare formato
LUOGHI PER LO SPINNING coste rocciose alte – spiagge
La ricciola è la regina del mare in tutti i sensi: per il suo aspetto maestoso e signorile, per la sua forza che esprime durante il combattimento, provocando nell’angler un’emozione unica che nessun’altro predatore del sottocosta può dare; ultimo, ma non per qualità, per la bontà delle sue carni molto ricercate dai ristoratori e dai buongustai.
Risulta essere un pesce pelagico appartenente alla famiglia dei carangidi, ed è facilmente riconoscibile grazie al suo corpo slanciato, dal colore verde-marroncino sul dorso, mentre sui lati la livrea -a seconda dell’età- varia dal grigio argenteo al giallo dorato (nei primi stadi della sua esistenza); altre sue caratteristiche sono la grande coda e soprattutto l’enorme bocca senza denti, ma dotata di forti mascelle abrasive atte a dilaniare anche prede di ottima taglia. Nello stadio giovanile le ricciole si riuniscono in branchi per compiere lunghe migrazioni sempre in cerca di cibo e di acque temperate. Questo comportamento le porta ad essere facile preda -soprattutto nel periodo estivo- della traina di superficie. Come si può vedere nella foto, la loro voracità è tale, da portarle ad attaccare -in due e simultaneamente- l’aguglia innescata dal pescatore.
Nello stadio adulto le ricciole raggiungono ottime dimensioni e, nel bacino mediterraneo, dal mese di giugno fino ad autunno inoltrato, è possibile trovare esemplari di uno, due metri, dal peso che può oscillare dai 20 ai 40 chili ed oltre; quindi “armiamoci di canne e mulinelli e partiamo”… è il nostro momento.
Una delle tecniche più adottate per la loro cattura è la traina con il vivo; questo sistema di pesca che nasce nelle acque di Ponza, viene praticato prevalentemente nel sottocosta e praticamente con tutti i tipi di imbarcazione; è sufficiente non superare i due nodi di velocità. In conclusione vi assicuriamo che dopo un combattimento, qualunque sia la stazza della “bestia”, quando arriva sotto bordo è sempre una grande gioia vederla volteggiare dal profondo blu, e l’emozione che si prova è sempre grande proprio come fosse la prima volta. In conclusione, buone ricciole a tutti: è il miglior augurio che si possa regalare agli appassionati della traina costiera.
Pesca della Ricciola a Spinning
Il più grande carangide dei nostri mari (può superare i 50 kg) interessa lo spinner solo nella fase giovanile; difficilissimo infatti riuscire ad ingannare una ricciola adulta con esche artificiali, così come è facile catturare esemplari giovani. I “limoncini” infatti (così vengono chiamate le ricciole giovani per il loro caratteristico colore) attaccano senza alcuna sospettosità la maggior parte degli artificiali, ma diventano sempre più diffidenti con l’età e già oltre i tre chili è veramente difficile catturarli con un’esca che non sia naturale, anche se la maggior parte degli esemplari catturati a spinning sono compresi tra qualche etto e poco più di un chilo di peso. Questa stazza corrisponde più o meno ad una lunghezza compresa tra i 25 e i 50 cm di lunghezza, ben al di sotto del limite minimo consentito che è di 60 cm; questo significa che la maggior parte delle ricciole catturate a spinning deve venir rilasciata.
Voraci e aggressive, le ricciolette di branco possono essere ingannate facilmente con tutte le esche classiche, dalle piumette ai cucchiaini ondulanti, ma gli esemplari un po’ più grossi preferiscono decisamente i pesci finti. Il periodo migliore va dalla fine dell’estate a tutto l’autunno, ma buone possibilità si possono avere anche in primavera e in questa stagione la taglia media degli esemplari catturati è decisamente superiore. Infatti, poichè la deposizione avviene a fine primavera, in autunno si catturano in genere gli esemplari di pochi mesi (200-500 gr.), mentre in primavera si incontrano quelli nati nell’anno precedente. Zone ideali sono le coste rocciose e le spiagge, mentre le condizioni del mare non hanno grande importanza per le ricciole fino al chilo, ma per potere allamare quelle più grosse occorre lanciare nella schiuma.
La proverbiale combattività di questa specie è già evidente nelle ricciolette piccole, purtroppo spesso restano allamate ad esche destinate a prede più grosse, quindi combattute con attrezzature sovradimensionate, ma se affrontate con strumenti leggeri possono dar vita a combattimenti divertenti. Capita anche che al nostro artificiale si interessi la ricciola più grossa e allora l’esito della lotta resta incerto fino all’ultimo momento anche utilizzando attrezzature potenti.
Pesca della Ricciola a Traina
Le ricciole di media taglia sono ormai la preda dell’estate per eccellenza. Pur soffrendo molto le rete a circuizione che ne hanno decimato i banchi, le possibilità di effettuare belle catture non mancano.
Spavalde e irruenti, in questo periodo scorazzano sottocosta a spese di novellame e piccoli pesci, le loro dieta spazia dai clupeidi come sardine e alacce, ai sugarelli e agli sgombri, non risparmiando incursioni velocissime ed efficaci in poche spanne d’acqua a spese di aguglie e cefali, che spesso per sfuggire alla loro fauci finiscono inesorabilmente in secca.
Se la taglia media lascia supporre che siano delle prede facili, dovremo ricrederci appena un esemplare rimarrà vittima dei nostri inganni. A meno di un’attrezzatura sproporzionata, e non sarà facile farle abboccare a lenze di diametro sostenuto, il combattimento sarà emozionante ed impegnativo anche per un pescatore esperto. Una ricciola tra i 7 ed i 15 chilogrammi è nel pieno del suo vigore fisico, e l’inesperienza la porterà a sfoderare in maniera scomposta e imprevedibile tutta la sua forza. Chi ha avuto la fortuna di confrontarsi anche con esemplari più grandi potrà constatare che le difficoltà non diminuiscono con il peso.
L’utilizzo di attrezzature leggere, più che per esaltare il combattimento, si rende indispensabile in quanto nonostante la giovane età, le ricciole si dimostrano sempre clienti difficili cariche di sospettosità. Il loro vivere in banchi potrebbe erroneamente portarci a considerale come prede che in frenesia alimentare attacchino qualunque cosa si muova. Anche se ciò raramente può accadere, il loro comportamento gregario serve solo a fargli concepire meglio il pericolo, forse per istinto o chissà per quale ignoto fattore, e anche un esemplare allamato e poi perso potrebbe allarmare e allontanare il branco da quella zona anche per giorni.
Impossibile stabilire a priori dove trovarle. Possono essere ovunque, in qualunque fascia d’acqua, su ogni tipo di fondale e a qualunque ora. Esistono però delle indicazioni che potrebbero giocare qualche buona carta a nostro favore.
Considerando sempre le secche e i loro “ampi” dintorni, non fossilizziamoci quindi con ripetuti ed esclusivi passaggi solo sulle cigliate, come punto di riferimento primario, intensificheremo i tentativi anche sulle scogliere sommerse e sulle praterie di posidonia. La profondità è sempre la canonica intorno ai 25/30 metri, ma anche le batimetriche inferiori potrebbero essere proficue soprattutto nei momenti di cambio di luce, ossia alba e tramonto. L’ecoscandaglio comunque si rivelerà un irrinunciabile alleato per svelarci a quale profondità vi è presenza di pesce. L’assetto ideale di traina è con due canne, una calata poco sotto la mezz’acqua e l’altra a 5/6 metri dalla superficie. Le esche andranno trainate abbastanza lontane da poppa, almeno 40/50 metri, se non addirittura oltre. L’affondamento è a discrezione: sia il guardiano che l’affondatore possono essere validi senza alterare l’efficacia dell’azione. Il primo è più versatile alle variazioni di profondità, il secondo ci dà più certezze sull’effettivo range di lavoro delle esche.
L’attrezzatura ideale è composta da una canna stand-up di nuova concezione di libraggio 12/20, abbinata ad un mulinello da 20 Lbs con freno esclusivamente a leva, imbobinato con un ottimo monofilo di pari libbraggio. L’attrezzatura così composta, oltre a permetterci performance di pesca veramente eccellenti, sarà efficacissima con le prede da noi ricercate, in grado comunque di gestire qualche fuori misura che può in ogni caso capitare, e al tempo stesso non mortificare un’eventuale cattura di dentici che spesso si interesseranno alle nostre esche non per forza trainate a stretto contatto con il fondo. I terminali saranno di configurazione standard: lunghi un paio di metri, o quanto la canna se non vogliamo avere problemi con la girella con il pesce sottobordo, di diametro compreso tra lo 0,50 e lo 0,60 doppiati per circa 50 centimetri, corredati da un tandem di ami di misura adeguata all’esca. Cerchiamo comunque di utilizzare ami leggeri ma robusti, meglio se piccoli per non ostacolare molto il nuoto dei piccoli pesci.
Il parco esche è così vasto che non vi sono problemi di reperibilità. Sugarelli, aguglie, occhiate, cefali, grosse boghe, piccoli barracuda, tutto può essere catturante, compreso un “guizzante” minnow. Optando per le esce naturali, il caldo non aiuta il mantenimento quindi un ricircolo continuo dell’acqua della vasca del vivo potrebbe essere irrinunciabile. Il semplice ossigenatore con temperature medie di poco inferiori ai 40°C regge poco. Evitiamo comunque di toccare i pesci esca a mani nude, meglio con un panno bagnato, gli eviteremo shock termici molto deleteri alla loro salute.
L’esile fusto della canna si inarca, e contemporaneamente la frizione inizia a “cantare”. Attimi interminabili poi una decisa ferrata e un recupero degno della regina del mediterraneo in versione light. Fughe improvvise, picchiate sul fondo, per poi emergere con un sordo tonfo ormai stremata. Se poi gli strike sono due in simultanea l’emozione aumenta in maniera esponenziale. E’ giusto comunque in ogni caso regolamentarci con le catture, appagandoci con le emozioni che questi pesci sanno regalare, attenendoci prima di tutto alle legislazioni vigenti, e poi all’etica che ogni pescasportivo vero deve avere.