Il migiatto è una specie ittica appartenente alla famiglia dei mugilidi, volgarmente chiamato “mazzone”, “occhialone” o “caparello”. Come i muggini in genere, ben si presta ad essere allevato in maniera estensiva, attività in grande espansione che offre ottime possibilità d’immissione del prodotto sul mercato.
A differenza delle altre specie di muggini, il “nostro” emette le uova durante il mese di agosto. I suoi avannotti pertanto, potranno essere raccolti solamente verso ottobre-novembre, cioè all’inizio della stagione fredda.
Tolto al suo ambiente naturale, l’avannotto necessita di condizioni particolari per svilupparsi. E’ un problema che gli allevatori conoscono bene dato che questa specie soffre lo svernamento ed è solo dopo un periodo di tre mesi circa, che può essere immessa e quindi allevata nelle valli intensive. I pescatori dovranno accordarsi con l’allevatore che svolge attività di carattere intensivo per poter piazzare gli avannotti raccolti: infatti, è solo questo tipo di allevatore che può garantire le condizioni ottimali di sussistenza per questo genere di pesce, mettendo a disposizione vasche in cui è immessa acqua a flusso continuo, a temperatura variabile fra i 17 e i 19 gradi. In questo ambiente gli avannotti del migiatto passeranno l’inverno stazionando fino a febbraio, periodo in cui saranno traslocati in allevamenti estensivi.
Un tipo tosto
L’avannotto del migiatto ha notevoli capacità di resistenza e, per molti aspetti, è simile al comportamento del salmone. Passata la piena che si crea nei fiumi con le piogge di ottobre-novembre, i piccoli si radunano a migliaia alle bocche dei fiumi. Qui aspettano che la piena si riduca per risalire la corrente ed andare a collocarsi dove poi si stabiliranno. Durante la risalita questi avannotti incontreranno una grande quantità di ostacoli che provocherà una notevole moria. Si troveranno a dover superare la corrente contraria e le cascatelle del fiume, ma come i salmoni e con la stessa tenacia e resistenza, riusciranno a proseguire. Molti di essi, poi, si ritroveranno nelle pozze più alte destinate inevitabilmente a prosciugarsi dopo il periodo delle piene, andando incontro a morte sicura. Come si è visto, particolarmente in quel periodo, la vita dei migiatti, non è certamente delle più facili. La piena de fiumi può ripetersi più volte durante il periodo delle piogge e quindi, i pesciolini, si troveranno nuovamente in mare, assieme a molti altri consimili d’acqua dolce. L’istinto, però, li spingerà nuovamente verso il fiume per vivere ancora una volta la temibile avventura della risalita.
Le regole della pesca
La pesca degli avannotti è consentita solo ai pescatori professionisti, provvisti di regolare permesso e delle strutture adatte (vasche di mantenimento e posteggio, mezzi di trasporto, impianto di ossigenazione). L’attrezzo usato per la pesca è la “tratta” costituita da una rete di nylon rettangolare o a maglia tipo zanzariera, alle cui estremità viene cucito un bastone. I bastoni servono a mantenere la rete in verticale quando viene trainata a strascico sul fondo del corso d’acqua da due persone. Una volta raccolti, gli avannotti, vengono depositati in un contenitore di vetroresina (una sorta di tino), provvisto di un apparecchio ossigenatore che consentirà loro di mantenersi in vita durante il trasporto verso le vasche di svernamento. L’acqua contenuta è salata al 60%; il rimanente 40% è costituito da acqua dolce, possibilmente raccolta sul luogo di pesca. Il periodo del trasporto è assai delicato: l’acqua contenuta nei tini deve restare sempre pulita, priva di elementi estranei e restare il più ferma possibile. Per fare questo occorre usare una “croce di pegno” fissata a livello dell’acqua di superficie. Occorre inoltre prestare attenzione che durante la cattura, i migiatti non siano confusi alle alghe perché ciò potrebbe pregiudicarne la sopravvivenza. Per la pulizia dei contenitori si usa un retino chiamato “boleghino” che permette di togliere ogni elemento estraneo e, soprattutto, per evitare la normale ossigenazione dell’acqua.
Curiosità
Quando i migiatti si trovano nelle vicinanze dell’acqua dolce, tendono ad avvicinarsi il più possibile alla riva e si dispongono a fianco della battigia nuotando in direzione della fonte di provenienza, ovvero verso la foce del fiume; quindi iniziano a risalirlo. Il muggine in genere è un pesce che si adatta sia all’acqua salsa sia a quella dolce. Nell’acqua dei fiumi l’avannotto può trovare le condizioni ideali di vita fino al raggiungimento dell’età adulta. Uscirà dal fiume per emettere le uova, dando modo alla natura di rigenerarsi e rinnovare il suo ciclo. Staziona poi alle foci dei fiumi ed anche oltre, durante la stagione estiva. I pescatori di avannotti, in alcuni casi, vengono chiamati dagli amministratori provinciali e locali per ripopolare con il loro pescato certi laghi. E’ il caso dei laghi di Bolsena e del Trasimeno, ad esempio, dove il ripopolamento è effettuato per favorire la pesca degli sportivi del luogo. Il Trasimeno in particolare, si presta bene all’inserimento di muggini e dei varaghi (altro tipo di muggine) per la caratteristica del suo fondo: sabbioso e poco profondo. Per concludere questo breve viaggio nella vita degli avannotti di muggine, vogliamo regalare una curiosità: le uova del muggine sono considerate le migliori tra quelle adatte per la “bottarga”. Infatti, vengono messe sotto sale (con il loro contenitore biologico) per un certo periodo e lasciate ad essiccare al vento e successivamente sottoposte ad altri trattamenti. La regione d’Italia maggior produttrice di bottarga è la Sardegna che immette sul mercato questo ottimo prodotto alimentare utilizzato secondo i differenti procedimenti di conservazione, sia per condimento di primi piatti, sia per gli antipasti. E’ una vera ghiottoneria, credeteci.