Questo sparide è comune in quasi tutte le acque che bagnano la nostra penisola, ad eccezione delle coste di sabbia e fango. In effetti, il sarago, conosciuto come pesce di tana predilige i fondali misti, prevalentemente rocciosi, confinanti con sabbia e posidonia, proprio lì dove trova il suo cibo preferito, a base di crostacei, molluschi ed anellidi in generale.
Si nutre anche di alimenti anche a base di materiale organico. Di questa specie, sappiamo che ne esistono cinque congeneri, con caratteristiche morfologiche quasi identiche, ma con toni cromatici spesso differenti e contrastanti tra loro.
Di questi, almeno quattro su cinque, interessano il pescatore, in quanto più comuni e più abbondanti nell’immediato sottocosta.
Fra tutti i saraghi, il “maggiore” o reale, è quello che predomina numericamente ed è di conseguenza, il più insidiato.
E’ inoltre più pregiato dei suoi congeneri sotto il profilo gastronomico (le sue carni sono di una bontà straordinaria), da non sottovalutare per ultimo, l’aspetto sportivo quando rimane allamato a lenze di ridotto libbraggio. Viene insidiato sia a bolentino, con canna da natante nel sottocosta in presenza di mare calmo, che dagli scogli con mare in scaduta o calmo, adottando tecniche più o meno diverse tra loro.
Tratteremo adesso quest’ultima tipologia di pesca, che si pratica esclusivamente da riva e che è quella più sentita emotivamente, nonché la più seguita dai pescasportivi, in quanto, per praticarla, è sufficiente utilizzare poche attrezzature che dovranno costituire gli armamenti essenziali ed efficienti per ottenere dei risultati ottimali. Innanzitutto, occorrerà procurarsi l’elemento base: la canna.
ATTREZZATURA E AZIONE DI PESCA
La canna, avrà una lunghezza variabile dai 6 agli 8 metri e la sua scelta dipenderà dalle condizioni del mare nei punti in cui dovremo pescare e dagli orari, ma questo lo vedremo in seguito. Questo tipo di canna è la classica bolognese telescopica, abbastanza rigida, possibilmente in carbonio e ad azione di punta, per neutralizzare al meglio le fughe di questo resistente pesce. Un ottimo compromesso sarebbe quello di possederne un paio, una della misura minima indicata e l’altra della massima.
Queste lunghezze si rendono necessarie per tenere la lenza sufficientemente distanziata dai frangenti e dalle onde di una scaduta di una mareggiata.
Quello è il momento magico per pescare i saraghi dagli in orari diurni.
Durante la notte, invece, in presenza di mare calmo, i saraghi saranno meno sospettosi, e arriveranno al tiro di lenza proprio nelle vicinanze degli scogli semisommersi e nelle buche adiacenti. In quest’ultimo caso, potendo pescare più vicino, sarà più che sufficiente una canna di 4 o 5 metri e la tecnica migliore risulterà quella all’inglese. Questa canna infatti permette una maneggevolezza e una versatilità maggiori rispetto una bolognese.
Per i mulinelli, la scelta sarà tassativa: di taglia media (300/350 grammi), prodotti di qualità, con frizione dolce, progressiva e… assolutamente affidabile!
Insomma, pochi attrezzi, ma buoni, per ottenere efficienza e funzionalità nel tempo.
QUALE MONOFILO
Per quanto riguarda le lenze da imbobinare sui mulinelli, che dovranno assolvere la funzione di lenza madre o trave, sceglieremo due soluzioni: un monofilo super dello 0,28/0,30 mm indicato con mare torbido in scaduta; oppure uno 0,16/0,18 da utilizzare in presenza di mare calmo.
Con quest’ultime sezioni, si avranno maggiori profitti nelle ore notturne.
A PESCA AL SARAGO CON MARE CALMO
Prendendo in considerazione questo tipo di pesca in condizioni di mare calmo, è bene, innanzitutto, conoscere i periodi migliori, che vanno dalla primavera inoltrata fino all’autunno e gli orari più favorevoli, cioè dal tramonto fino al sorgere del sole. Le poste migliori sono quelle situate lungo le scogliere naturali più o meno alte e quelle corrispondenti alle protezioni delle dighe portuali.
Proprio nelle vicinanze di questi scogli, davanti ai quali ci deve essere un discreto fondale (dai 4 agli 8 metri), dovremo localizzare quegli avvallamenti con rocce che presentino naturalmente buche e rifugi che, come sappiamo, sono l’habitat ideale del sarago.
A questo punto dovremo scegliere due varianti tecniche di pesca, che sono la pesca all’inglese e quella con la bolognese.
La prima si pratica con una canna lunga circa 4 o 5 metri, possibilmente telescopica, rigida e ad azione di punta, utilizzando come esca essenzialmente il bigattino; l’altra, con la classica bolognese, lunga circa 6 metri ed anche in questo caso è consigliabile l’uso del bigattino. Ricordandoci sempre che si deve pescare con mare calmo, imbobineremo un’ottima lenza madre dello 0,16 mm di sezione.
Risulta essere possibile ridurre ancora il diametro scendendo allo 0,14, raramente salendo, solo in presenza di prede di buona taglia, ad un buon 0,18.
A prescindere dalle sezioni usate, tutto il monofilo deve essere affondante:
in modo tassativo per la pesca all’inglese, per evitare che, quando tira un forte vento di traverso, il galleggiante vada velocemente fuori della zona pasturata.
I galleggianti che dovremo usare potranno essere del tipo all’inglese, piombati, con pesi oscillanti tra i 3 + 1 o 4 + 1 grammi, oppure sferici ordinari, sempre piombati, dai 4 ai 10 grammi.
Con la bolognese, a seconda delle esigenze, si possono utilizzare altri tipi di galleggianti sia sferici che fusiformi da 2, 3 e 4 grammi.
La grammatura supplementare del più 1 dei galleggianti piombati all’inglese, sta a significare che per ottenere la perfetta taratura del galleggiante in pesca, occorre un grammo di pallini spaccati così distribuiti, due di 0,20 grammi fissati come punto di fermo del galleggiante, e gli altri tre sempre da 0,20 grammi, uniformemente distribuiti lungo il corpo di lenza comprendendo anche il finale.
Quest’ultimo, avrà una sezione dello 0,14/0,16 mm, proporzionatamente ridotta a quella della lenza madre. Cioè se avremo uno 0,18 in bobina, sceglieremo uno 0,16 come finale e così via. La distanza del primo pallino di piombo dall’amo, varierà dai 60 agli 80 centimetri. Il finale, sarà congiunto alla lenza madre tramite doppio cappio fisso. L’amo avrà una numerazione variabile dal 14 al 16 tenendo sempre presente che l’esca da usare è il bigattino.
Scelta la grammatura del galleggiante, dopo averlo inserito sul filo, al capo finale della madre lenza piazzeremo una torpille del peso di circa mezzo grammo inferiore alla portata del galleggiante stesso.
Alla torpille seguirà il finale come nel caso già trattato della pesca all’inglese. Se, invece del bigattino, useremo come esca la polpa di sarda, sostituiremo gli ami con il n 10 o 12.
Naturalmente, se il fondale interessato alla pesca supererà abbondantemente la lunghezza della canna, renderemo il galleggiante scorrevole facendolo fermare all’altezza voluta tramite uno stopper
Per quanto riguarda la pastura, fionderemo i bigattini in ridottissime quantità, ma cercheremo di essere abbastanza costanti, per tenere i saraghi sempre impegnati nel punto di caduta delle larve.
Se pastureremo a sarda, alcuni frammenti della medesima gettati saltuariamente, dovrebbero tenere a tiro di lenza, anche il più esigente dei saraghi.Talvolta, oltre a questi, capiterà di allamare anche boghe e qualche cefalo.
PESCA ASRAGO CON MARE IN SCADUTA
Pescando con mare torbido, nella scaduta di mare seguente ad una mareggiata, il discorso cambia. Vediamo come dovremo procedere. Prenderemo subito in esame le canne da usare, che, per ovvie ragioni, dovranno essere di lunghezza superiore ai 6 metri, sempre di tipo telescopico, abbastanza rigide e potenti e ad azione decisamente di punta. Per i mulinelli, ci orienteremo ancora verso quelli di taglia media, dei quali raccomandiamo l’affidabilità della frizione, sia del tipo anteriore che posteriore, magari dotati anche dei più moderni sistemi quali la leva di combattimento.
Anche i fili saranno necessariamente maggiorati, in quanto non visibili quando sono immersi nelle acque scure ed anche perchè è possibilissimo che capitino prede di taglia superiore a quelle ordinarie: talvolta intorno al chilogrammo di peso o addirittura di taglia ancora maggiore. In questi casi, senza mezzi termini, useremo come madre lenza uno 0,26 oppure uno 0,28/0,30 mm. Come finale, invece, sceglieremo uno 0,20/0,22, o, al massimo, uno 0,25 mm.
Per quanto riguarda i galleggianti da usare, dovranno essere di tipo sferico, piombati oppure ordinari, variabili nel peso, dai 4 ai 15 grammi. Le lenze che realizzeremo per la pesca al sarago con mare in scaduta, seguiranno procedure identiche a quelle indicate per la bolognese in pesca con mare calmo, ma maggiorando i diametri come è già stato descritto sopra. Gli ami, invece, cambieranno nella misura, poichè dovranno ben sostenere i tocchetti di sarda (per questa situazione cambierà anche l’esca), abbastanza sostanziosi e di conseguenza gli eventuali “saragoni” allamati e recuperati di peso tra le rocce ed i frangenti. Spesso e volentieri, in certe circostanze, il guadino serve a ben poco. Pertanto, consiglierei ami del numero , altrimenti i numeri 8 e 5 per i saraghi di media taglia.
La pastura sarà ovviamente a base di sarde frammentate, che andranno gettate immediatamente sotto alla posizione di pesca, per permettere al riflusso di portarla rapidamente a largo.
In aggiunta, è buona norma ancorare un sacchetto a maglie fitte, semisommerso, ripieno di sarde macinate o a pezzi. Col mare in scaduta, si possono usare anche i bigattini, utilizzando lenze a sezione leggermente ridotta e con ami del n 14-12.
Le indicazioni tecniche che abbiamo dato in questo articolo, devono essere integrate con l’esperienza che dovrebbe far parte del bagaglio di tutti i pescatori.
In particolare suggeriamo di fare molta attenzione alle fasi di marea (ottima quella ascendente) che, talvolta, risultano determinanti ai fini della cattura di questo meraviglioso abitante della scogliera.
Chi di noi avrà la fortuna di cimentarsi con questo fantastico avversario si renderà conto del perchè esistono in tutto il mediterraneo delle persone che si specializzano nella pesca al sarago.
Oltre a ciò è uno dei pesci bianchi con una carne leggera, saporita, in poche parole, squisita.