Andare per mare è un’espressione all’apparenza banale, ma che racchiude in sé un significato ben preciso: navigare, solcare le onde, osservare l’orizzonte a 360 gradi, vedere le ombre sulla barca che cambiano direzione con il lento scorrere del sole. Tutto questo nell’avanzare in questa immensa distesa d’acqua, anche senza una precisa meta terrestre, semplicemente per godersi il gusto della navigazione.
Naturalmente e sono spiacente per i motoscafisti, ma queste sensazioni si provano soltanto durante la navigazione a vela. Andar per mare però significa anche cibarsi materialmente di pesce, sempre che si calino le lenze in acqua.
E’ raro infatti che qualche pesce volante “atterri” sul ponte pronto per essere raccolto con una padella già calda.
Spesso le catture sono scarse ed allora si ricorre a scuse preconfezionate per giustificare la propria inferiorità nei confronti dei pesci. Ma, qualche volta capita che… si prendano tanti, tanti pesci.
Gioia a bordo! Le proposte sui vari modi in cui cucinarli abbondano, si fa una scelta ed arriva l’ora del pranzo. Nonostante l’impegno per la grande abbuffata ci si accorge che il pescato -con qualche esagerazione- potrebbe soddisfare i passeggeri di una nave da crociera. Ma perché non conservarlo allora, si, ma come, in frigo? Una buona idea che può essere messa in pratica da coloro che lo possiedono. Sorge però un problema: i frigoriferi di bordo normalmente sono dei mini frigoriferi che rinfrescano, cioè non creano basse temperature, salvo quelli alimentati da generatori elettrici, e quindi non conservano bene per 24 ore ed allora? La sera il menù non può essere che ancora a base di pesce, è un vero peccato ributtarlo morto in acqua.
PESCE IN FRIGO OPPURE MARINATO
Comunque vada una buona accortezza può essere quella di pulirlo molto bene rimuovendo tutti i tessuti molli come ad esempio le branchie, asciugarlo bene con carta da cucina e metterlo in scatole di plastica dove sul fondo porremo vari strati della solita carta da cucina che andrà cambiata spesso, cioè non appena si sarà bagnata del liquido che inevitabilmente si formerà.
Con questo accorgimento si può sperare di “portarlo” anche al giorno dopo.
Un’alternativa che ben si adatta al pesce già cucinato, in particolare se fritto ma anche con altre ricette, può essere quella della cosiddetta “marinatura”.
A bordo della nostra barca la marinatura si fa nel seguente modo: in una casseruola si versi aceto ed acqua dolce in pari quantità (la quantità di aceto può essere diminuita entro certi limiti, qualora il gusto dell’aceto non sia ben tollerato da qualche componente dell’equipaggio) aggiungendo la quantità di sale che si usa per salare un qualsiasi brodo vegetale.
Si aggiungano vegetali, come carote tagliate a fette e spicchi di cipolla (due ortaggi che è sempre bene avere a bordo dato che si conservano bene anche fuori dal frigo) e si faccia bollire per circa 15 minuti. Gli aromi possono essere anche diversi, porte aperte alla fantasia ed al gusto dell’equipaggio. Si immergano completamente i pesci che faremo bollire in questa sorta di brodo per almeno altri 10 minuti. Il pesce con tutta la marinata potrà essere conservato per più giorni, se tenuto in un luogo fresco della barca e fatto molto importante, anche fuori dal frigo! Come si consuma il pesce marinato? A piccole dosi, come antipasto ad esempio.
SALAMOIA, ANTICA RICETTA SEMPRE VALIDA
Si tratta di un sistema di conservazione molto antico, ma di sicuro successo. Dicasi salamoia una soluzione satura di acqua e sale da cucina. Porre la salamoia in un contenitore, va bene anche un secchio da 10 litri o più, se la pesca è stata abbondante! Pulire il pesce senza squamarlo ed immergerlo completamente nella salamoia.
Con 48 ore massime di permanenza il pesce può essere conservato fino a due mesi! Togliere quindi il pesce e sciacquarlo con salamoia fresca dopodiché arriva il punto dolente: il pesce va essiccato al sole! Lascio a voi l’arduo compito di sedare l’inevitabile ammutinamento trovando il miglior sistema che vi viene in mente.
Una volta essiccato va conservato in luogo asciutto e prima di consumarlo andrà immerso in acqua dolce per il tempo necessario a farlo rinvenire ed addolcire. Il miglior modo per cucinarlo è in umido, va molto bene per il cacciucco ad esempio. Questa ricetta di conservazione ben si adatta a pesci di una certa taglia come i tonni ad esempio. Si taglino in questo caso alcuni tronchetti di filetto avendo l’accortezza di non superare 5 cm di spessore, lunghezza e larghezza non sono critiche. 36 ore di permanenza in salamoia possono già essere sufficienti, in ogni caso non eccedere le 48!
Essiccare per qualche giorno al sole anche semplicemente distendendo i filetti su carta gialla o da cucina cambiando frequentemente il lato esposto. (questo sistema di essiccazione, anche se meno efficiente, è di solito meglio tollerato dall’equipaggio dell’appendere il pesce a cimette tesate sul ponte della barca!). Come si consuma il tonno in salamoia? Semplice, non è necessario immergerlo in acqua dolce. Si taglino delle fettine molto sottili e si stendano su pane imburrato, con l’aggiunta di qualche goccia di limone e pepe nero appena macinato. In alternativa porre le fettine sottolio insieme ad un bel battuto di aglio prezzemolo e peperoncino.
A questo punto pescate pure quanto vi pare, non più giuste proteste per il troppo pesce che finisce per andare a male (o meglio a mare), stampatevi l’articolo e tenetelo a bordo senza dimenticare la scorta di sale e aceto.