Ancorare e salpare, oltre ad essere una normale azione ad uso dei diportisti, è una pratica fondamentale per il bolentino e il drifting. In questo articolo parleremo delle operazioni corrette di ancoraggio in profondità, cercando di ridurre al minimo l’errore.
Ancorare un’imbarcazione in rada, o comunque su fondali sui 30/40 metri, rientra nella maggior parte dei casi nella routine, che ogni skipper conosce (o dovrebbe conoscere) alla perfezione. Ciò che ci interessa, invece è apprendere al meglio la tecnica di ancoraggio e successivamente di salpaggio di una barca che per motivi di pesca, o per semplice diporto, viene a trovarsi su alti fondali. Gli ancoraggi in alto mare, rientrano fra i grandi problemi del drifting e del bolentino di profondità, tanto che, in queste due tecniche, un’operazione sbagliata può compromettere l’esito della battuta.
Portiamo un esempio: se una volta raggiunto il fondo, l’ancora inizia ad arare, le lenze anziché dirigersi nella direzione della corrente, si porteranno verso prua, causando tutta una serie di problematiche, non ultima quella di un probabile ingarbugliamento con la cima dell’ancora stessa in caso di ferrata. Un corretto ancoraggio, invece, deve prevedere lo scarroccio iniziale del “ferro” e la direzione della corrente, in modo che la barca si fermi esattamente nel punto da noi prescelto e indicato dall’ecoscandaglio.
QUALE ANCORA USARE
Sul mercato sono disponibili diversi tipi di ancora.
Per ancoraggi su fondali sabbiosi o fangosi in genere si usano ancore Hall o Danforth, ma anche la Bruce e la C.Q.R. sono egualmente valide. Fra le novità, del momento spiccano le ancore Crab e Ghost della Servimec di Prato. Questa ancore vanno abbinate ad uno spezzone di catena lungo almeno 10 metri, in modo che il peso complessivo apportato tenga bassa l’ancora, garantendone la ferratura con il territorio marino. Come regola generale la catena deve essere lunga quanto la barca e comunque di peso pari a quello dell’ancora. Su fondali rocciosi o con formazioni di spartiti o di posidonia, ci si deve orientare invece sulle ancore a rampino, di forgia artigianale costituite da quattro marre saldate insieme. Le marre sono ricurve a semicerchio e di diametro non superiore a un centimetro e mezzo. Essendo di metallo duttile, se rimangono incastrate sul fondo, si raddrizzano facilmente con la trazione della barca.
-Ancora Crab
L’ancora a rampino con marre sovrapponibile adatta per i tipi fondale e usata per tutti i tipi di pesca dal drifting al bolentino di profondità al bolentino costiero, grazie ai materiali impiegati le sue marre in caso di incaglio, con un colpo di motore si raddrizzano facilitando il disincaglio e poi successivamente si potranno ricurvare per un nuovo e sicuro ancoraggio. Il sistema di sovrapposizione delle marre fa sì che l’ancora “Crab” occupi un ridotto spazio e permettendo lo stivaggio a parete con l’ apposito dispositivo.
L’ancora “Crab” viene fornita a richiesta con il dispositivo antincaglio detto grillo/cicala o alla genovese che permette il ribaltamento dell’ancora in caso di incaglio, il nostro dispositivo antincaglio è costruito con catena inox 304 di mm 5 corredata di moschettone e schiavetti atti allo scopo: l’ancora “Crab” è disponibile in tre misure “ “Little” per imbarcazioni fino a 7 metri, “Medium” per imbarcazioni fino a 10 metri “Big” per imbarcazioni fino a 14 metri.
-Ancora Ombrello
L’ancora a ombrello interamente costruita in acciaio inox 316 da poter riporre in un minimo spazio e che troveremo sempre pulita e priva di ruggine.
Ancora adatta per fondali di fango – roccia – alghe; le sue marre come l’ancora “Crab” sono ripiegabili in caso di incaglio con un colpo di motore e facilmente raddrizzabili o sostituibili con il ricambio. ”Ghost” è particolarmente indicata per i gommoni date le sue ridotte dimensioni di ingombro e la cura nella costruzione di non lasciare parti taglienti a vista.
L’ancora “Ghost” viene fornita a richiesta con una pratica borsa in materiale PVC marino completa di catena inox o zincata, 50 metri di cima e dispositivo antincaglio. Anche in questo caso le misure disponibili sono tre, con le stesse caratteristiche della “Crab”.
TUTTE LE OPERAZIONI DI ANCORAGGIO
La quantità di cima calata in mare per un buon ancoraggio ad alta profondità, deve essere più del doppio della profondità reale: almeno il 70% in più; quindi, su 200 metri dovremo calare 340 metri circa di cima per garantirci una buona stabilità. La cima che useremo deve essere poco elastica, non galleggiante e tutta di un pezzo, per evitare notevoli difficoltà al momento di salpare.
Generalmente si usano cime da 7 mm per imbarcazioni fino a 8 metri m; cime da 8 mm per lunghezze fino ai 10 m, aumentando il diametro con l’aumentare della lunghezza della barca e della stazza.
Durante il recupero, la cima va avvolta in spire concentriche dentro un recipiente idoneo o nell’apposito spazio che alcuni cantieri predispongo a prua in modo che, quando sarà di nuovo calata, non ci saranno particolari intoppi. Scelto il punto e rilevata la direzione della corrente, si risale per 40-50 metri e si cala fino ad avvertire il fondo. Quando ancora e catena sono sul fondo, ci faremo trasportare dalla corrente, trattenendo la cima, in modo da far “prendere” l’ancora. Successivamente si fila la cima, trattenendola, fino a che l’ecoscandaglio (o una mira a terra) non ci segnali il punto esatto.
DRIFTING E BOLENTINO DI PROFONDITA’
Per quanto riguarda la caluma è consigliabile usare i primi metri in catena di grosso spessore (da 8 mm in su) in modo da arrivare a un peso di circa 1,5 kg per ogni metro di lunghezza della barca.
Per facilitare il disincaglio e consigliabile collegare un pezzo di catena di circa 5 mm alla base dell’ancora e fissarlo sulla testa della stessa con un spago; dal nodo lasciamo altre 5 o 6 maglie di catena e da li partiamo con la nostra caluma. Questo dispositivo fa sì che, nel caso che la duttilità delle marre non fosse sufficiente per il disincaglio, la cimetta posta alla sommità possa rompersi e liberare l’ancora dal basso.
Un sistema semplicissimo per costruirsi un’ancora, facilmente trasportabile e di buona efficacia consiste nel saldare insieme 3 o 4 tondini di ferro di quelli che si usano per le travi di cemento armato. La lunghezza dovrà essere di 50/80 cm ed uno dovrà avere un anello per fissarvi la catena. I tondini vengono saldati con due punti di saldatura in modo cha la parte finale non abbia vincoli per almeno 50 cm, in modo che sia possibile piegarli e comporre le marre. Il risultato sarà una sbarra di tondini dritta che si può facilmente trasportare anche in barche piccole. Al momento dell’utilizzo con un tubo di ferro si fa leva gradatamente sui tondini dalla parte libera creando delle vere e proprie marre a semicerchio. In questo modo si ottiene un’ancora tenace sulla roccia e allo stesso tempo economica. Ovviamente, per chi non ama il “fai da te” esistono in commercio ottime ancore con queste caratteristiche.
IL SALPAGGIO
Recuperare a mano 150-200 m di cima con ancora e catena è praticamente impossibile; dovremo quindi aiutarci con un escamotage rapido e pratico. E’ necessario disporre di un grosso moschettone o di un anello di metallo dentro al quale possa scorrerci la cima e la catena. Per salpare l’ancora si porta la cima a poppa e la si assicura ad una bitta.
Si inserisce poi il grande moschettone o l’anello nella cima, dopo averlo collegato mediante uno spezzone di un metro di cima al parabordo summenzionato.
Occorre quindi gettare il parabordo in acqua, e procedere a bassa velocità in direzione dell’ancora. L’anello scorrerà sulla cima che sostenuta dal parabordo, porterà con grande facilità e senza alcun sforzo l’ancora in superficie.