Il problema di tutti i pescatori è quello di rendere le esche in tutto simili al materiale in sospensione. Fortunatamente, per quanto riguarda il surfcasting, non è un problema insolubile. Le forti correnti travolgono le nostre esche così come travolgono l’altro materiale presente.
Per una preda, per scaltra che sia, di notte è difficile scorgere la differenza e quindi, in base a questi fatti possiamo dire che la nostra categoria è ad un livello più «fortunato». E tanto più fortunato si può considerare in virtù delle armi a sua disposizione. Mi riferisco naturalmente allo zatterino, un calamento che di mobilità ne ha da vendere. Il nome deriva da una sorta di galleggiante interposto tra i due spezzoni di nylon che formano il finale. Si tratta di un calamento nuovo, arrivato sulle nostre spiagge dopo un severo collaudo praticato da nostri colleghi in regioni assai lontane e assai più pescose delle nostre; tanto per saperlo, arriva dal Sud Africa.
Prima di essere importato, però, lo zatterino ha subito diverse modificazioni e sgrezzature necessarie per un armonioso adattamento alle nostre coste e al nostro modo di fare il surf. Anche questo finale si può considerare come un’evoluzione dello short, quel famoso calamento lungo 80 centimetri che può essere montato vicino al piombo e circa un metro più in alto (short rovesciato). Lo zatterino consiste in uno spezzone di nylon dello stesso diametro del- lo shock leader, generalmente uno 0,60 o un ottimo 0,50 come il Plati Strong, montato vicino al piombo su una girella atre vie. Sull’altra estremità di questo primo spezzone di nylon trova sede lo zatterino, un pezzo di sughero ricavato da un tappo per bottiglia. Questo, percorso in senso longitudinale da uno spezzone di acciaio armonico (il solito Berkley seastrand del diametro di mm 0,8) le cui estremità diventeranno due occhielli, ha un senso di galleggiamento; senso che gli è conferito dalla sua forma.
Grosso modo si tratta di due tronchi di cono uniti per la base di cui uno ha un’altezza superiore all’altro. Il più basso tende ad emergere per cui a pesca il bracciolo nascerà dall’occhiello d’acciaio situato su questo tronco di cono. In mancanza di materia prima o per pura svogliatezza о рег chissà quale altro motivo lo zatterino può essere sostituito da un normale galleggiante, di quelli in commercio, che naturalmente rispetti le dimensioni riportate nell’illustrazione. In ogni caso invertire il senso dello zatterino equivale a dimezzare la resistenza ai grovigli del calamento. Sempre per affidabilità e resistenza ai grovigli, il bracciolo deve essere più corto del primo spezzone. La misura ideale sembra essere quella compresa tra la metà e i tre quarti della lunghezza del primo braccio. In verità sarebbe meglio se questo fosse il più corto possibile ma evidentemente un bracciolo così contenuto soffrirebbe la vicinanza del galleggiante e risulterebbe poco pescoso.
Solitamente il diametro di questo bracciolo varia tra i mm 0,40 e 0,50 ma non è escluso che lo si possa realizzare anche con nylon del diametro di mm 0,60.
Tutto dipende dalla forza del mare e dal tipo di esca e innesco che si vuole impiegare.
La chiave è sempre la stessa: più è forte il mare più è grosso il diametro del nylon. Per quanto riguarda le esche e l’innesco, anche qui si osserva la proporzione delle dimensioni, ad innesco grosso corrisponde bracciolo grosso.
La peculiarità di questo calamento è che ci consente di tenere l’esca sollevata dal fondo in modo che in certe circostanze sia meglio evidenziata. Il fatto che l’altezza sia determinata dalla lunghezza del primo bracciolo significa che a nostro piacimento saremo in grado di far lavorare l’esca più o meno vicino al fondo. Questa possibilità può essere la carta vincente in gara dove le postazioni sono sorteggiate e il surfcaster è costretto a volte a lavorare in settori sterili. Infatti, nessuno esclude che anche in questi settori ci sia un passaggio anche se solo di «transito», senza velleità mangerecce.
Il fondo è quindi trascurato, la preda non grufola, e si muove ad un’altezza superiore, altezza dove lo zatterino può arrivare e.… colpire.
Quando si usa? Sempre. È uno dei pochi calamenti che si destreggia bene sia in caso di scarsa turbolenza sia in caso di «mare». In pratica gli sono precluse le situazioni estreme dove solo un finale esasperatamente specifico è capace di fare catture.
Risulta essere un’applicazione recente, ideata dopo le prime uscite nei nostri mari, in sostituzione del ciao-ciao. Аlcune esche infatti non si prestano all’innesco tipo ciao-ciao. Il polistirolo non può essere insinuato tra le loro carni e cosi queste esche quando hanno bisogno di essere «mosse» vengono montate su un calamento tipo zatterino. Sempre a posteriori gli si sono riconosciute incredibili doti da divergente. In effetti l’esca è sempre lontana dallo spezzone madre e lo è ancor di più se sfruttiamo a dovere la corrente e il lancio.
Un altro grande merito di questo calamento è che quando cattura lo fa sempre nella gola. Forse è un po’ sordo, la tocca non viene segnalata immediatamente, ma anche a questo c’è rimedio: il solito scorrevole adottato già dallo short e dal long arm.
Gli inneschi, date le dimensioni del galleggiante che per forza di cose deve rimanere di quella grandezza (vedi ad esempio il lancio) arrivano al massimo all’1/0. Le esche come già detto sono quelle che mal si prestano all’innesco tipo «ciao-ciao» e cioè, il murice o boccone (Murex murex — Murex brandaris), il calamaro in piccole trance, i vermi, ma anche le sardine, salsicciotti compresi.