Lo short, brevemente chiamato, è la naturale risposta del surfcaster ad un mare che fa soffrire il long arm. In seguito, a partire dallo stesso filo, sono stati ideati altri calamenti tutti discendenti dallo stesso progenitore: il long arm.
Soffermiamoci sulle cause che hanno determinato questi vari «adattamenti».
Il rivoluzionario e micidiale «lungo braccio», frutto di anni di ricerca, ha messo in evidenza ben presto i suoi limiti, soprattutto in condizioni di mare agitato. Naturalmente, i tentativi di ovviare ai grovigli prodotti dalla forte corrente sul calamento sono stati infiniti. Il punto più studiato è stato l’attacco al madre, ma neanche le girelle più affidabili o le protesi rigide hanno risolto qualcosa. E a niente è valsa la particolare cura negli inneschi. Una quasi
perfetta sfericità dell’esca, volta ad evitare che la corrente agisse maggiormente su parte della stessa causando una rotazione sull’asse che si sarebbe ripercossa sul calamento, cosi come succede nel recupero, non ha sortito nessun risultato. Il difetto, in dette condizioni naturalmente, era proprio in sé, nella sua esagerata lunghezza che mal si conciliava con la turbolenza di un mare forza 4/5 o più. E così dal long si è passati allo short (corto): 80 centimetri di nylon, anch’essi compresi tra i diametri che vanno dai mm 0,30 ai mm 0,70. Anche in questo caso il nylon può essere sostituito, se richiesto dalle taglienti dentature delle prede, dalla treccia d’acciaio con carico di rottura compreso tra le 20 e le 45 libbre. L’attacco al madre può avvenire tramite una girella a tre vie con moschettone dove a quest’ultimo è agganciato il piombo mentre nella girella opposta il madre e nella terza il bracciolo. Validissimo anche in questo caso il sistema «pig» che permette un rapido cambio del calamento senza che si crei un «punto debole». Gli ami sono proporzionati al diametro del bracciolo e vanno dal n° 4 dritto al n° 7/0 storto con la punta ad artiglio d’aquila come i Mustad beak qualità n° 925538. Il suo impiego, quasi universale, fa fronte a tutte le occasioni eccetto quel- le particolari scadute dove il long arm non ha rivali ma quello che più importa è che non soffre con il
mare agitato.
Inizialmente lo short sostituiva il long arm quando questo pativa i grovigli ma col tempo ha trovato una collocazione indipendente facilitata anche da una migliore aerodinamica che favorisce le gittate più lunghe. In fase di pesca si usa preparare una bella scorta di short in modo da poterli utilizzare a seconda delle condizioni del momento. Fissi gli ottanta centimetri variano invece numerazione e tipo di amo, diametro del nylon ed esca. In pratica tutte le avances che la notte, si presume, ci permetterà. Questa tecnica deriva dai campi di gara dove ogni attimo e prezioso e un calamento pronto può essere la carta vincente. In questo contesto lo short non ha rivali perché si presta benissimo per qualunque mira; non per niente i grossi inneschi n° 5/0-7/0 per grossi predatori sono appannaggio quasi esclusivo di questo calamento. La sua mobilità è eccellente, non ai livelli del long arm, ma abbastanza da ingannare qualunque preda anche in condizioni per lui critiche. Per contro e molto più sensibile; le tocche vengono segnalate immediatamente ed inoltre è più probabile che la preda si ferri da sola.
Per incentivare la sensibilità di questo calamento che è sicuramente superiore a quella del «long», ma in assoluto appena sufficiente, bisogna adottare una soluzione valida anche per il lungo braccio. Questa consta di una girella che scorre sul madre fino al punto in cui si trova il salvanodo.
Alla girella, quella che scorre, è agganciato, tramite un moschettone, il piombo.
Il vantaggio di questo sistema rispetto ai soliti piombi scorrevoli è che questi sono soggetti al riempimento del foro da parte della sabbia e conseguente blocco del nylon che vi sta dentro, mentre la girella, non offrendo pareti ampie all’ancoraggio della sabbia, consente le più ampie garanzie di scorrevolezza.
Per concludere possiamo paragonare lo short ad un’esca generica che funziona in tutti i frangenti e in tutte le condizioni escluse quelle estreme, corrente frontale compresa. Evidentemente però tali limitazioni non potevano durare a lungo e infatti di li a poco
prese corpo lo short rovesciato come calamento.