In questa guida mettiamo a disposizione consigli su canna, esca e mulinello per baitcasting.
Per la stragrande maggioranza dei pescatori stranieri il ‘mulinello’ per antonomasia non è quello a bobina fissa, ma quello dotato di bobina rotante. In Italia, invece, il baitcasting (tecnica di pesca che si identifica con l’uso del mulinello rotante – baitcasting reel) è ancora oggi poco diffuso e soltanto alcuni ‘pionieri’ non si sono lasciati scoraggiare dalle difficoltà d’uso, peraltro modesta, apprezzandone i notevoli vantaggi. Le innovazioni non riguardano tuttavia solo il mulinello, ma anche l’incredibile estensione del parco esche artificiali (viniliche, in silicone, in gomma, computerizzate, ecc.). In altre parole, sul principio di base dello spinning (lancio e recupero di un’esca artificiale), si inseriscono numerose alternative tecniche, mentre le specie catturabili rimangono le stesse.
Canna
La prima differenza tra una canna da spinning e una da baitcasting riguarda gli anelli: con il mulinello rotante possono essere più bassi, tutti a doppio ponticello, rivolti verso l’alto e montati in maggior numero per distribuire meglio il filo sul fuso, evitando pericolosi angoli vivi nei quali il filo sotto sforzo potrebbe toccare la canna. Per quanto riguarda l’azione della canna, è preferibile quella semiparabolica, o addirittura quella di punta. Una particolarità che rende riconoscibile la canna da braitcasting è la tipica impugnatura ergonomica a pistola. Tutto questo non significa l’impossibilità di utilizzare le normali canne da spinning, ma l’adozione di canne espressamente progettate per il rotante esalta questa interessante tecnica.
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Mulinello
Il mulinello rotante si differenzia da quello fisso per il funzionamento della bobina che contiene il filo: nel mulinello fisso, essa resta ferma e il filo si svolge e si riavvolge (tramite l’apertura e la chiusura dell’archetto) in spire ordinate; nel rotante, invece, la stessa azione si gioca sulla rotazione della bobina, controllata da un pulsante di sgancio. Solo apparentemente i due sistemi sono identici. Entrambi raggiungono lo scopo di svolgere e recuperare il filo, ma il modo diverso con cui si ottiene questo risultato comporta vantaggi e svantaggi e, soprattutto, introduce differenze apprezzabili in relazione al diametro del filo utilizzato. Nel mulinello rotante, la particolare funzione della bobina ha bisogno di precise regolazioni; in tutti i modelli sono, infatti, presenti due freni e una frizione. Il primo freno (registro) è di tipo meccanico ed è posto generalmente sul lato della manovella: serve a modulare la velocità di rotazione della bobina e deve essere regolato prima del lancio. La taratura ottimale deve esser effettuata con l’esca già appesa la filo, lasciando cadere l’esca a terra di fronte a sé, tenendo la canna orizzontale. Dopo averla lentamente alzata sino alla punta della canna, si regola il freno in modo che soltanto il peso dell’esca la riporti a terra molto lentamente. Quando l’esca tocca terra, la bobina non deve più continuare a ruotare per inerzia. Il secondo freno, generalmente collocato sul lato opposto del mulinello, è di tipo magnetico e ha il compito di evitare che la bobina vada ‘fuori giri’. Esso deve essere regolato in modo da impedire che la bobina continui a ruotare anche alla fine del lancio, quando l’esca a toccato l’acqua, il che provocherebbe grovigli sul filo. La taratura ottimale si ottiene con un paio di prove ed è anch’essa in funzione del peso dell’esca. Il compito della frizione, posta sul lato della manovella, è in tutto simile a quella dei mulinelli tradizionali: essa agisce sulla bobina bloccata, cioè in posizione normale di recupero, e cede filo in relazione alla taratura effettuata. Completa il mulinello rotante il pulsante di sgancio della bobina, il guidafilo e la manovella con doppia impugnatura che può essere montata in qualsiasi posizione (sia a destra, sia a sinistra). La diversa modalità con cui il filo si svolge da una bobina fissa o da una bobina rotante rende quest’ultima estremamente vantaggiosa, in particolare nella pesca a spinning in cui la ripetitività dei lanci è esasperata. La vera discriminante tra l’adozione di un mulinello tradizionale e uno a bobina rotante potrebbe quindi essere quella del diametro del filo e del peso dell’artificiale. Se si pesca utilizzando un monofilo di 0.16 mm e un artificiale fino a 5 gr. si possono usare entrambi i tipi di mulinello; se invece si usa un artificiale di più di 10 gr. e un monofilo da oltre 0.30 mm, i vantaggi del mulinello rotante appaiono evidenti: maggior gittata e svolgimento/riavvolgimento del filo ottimali.
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Esche Artificiali
Oltre a mirrow, cucchiaini rotanti e ondulanti, nel baitcasting si usa anche una serie di esche artificiali talmente nutrita che sarebbe impossibile parlare di tutte. Un posto di rilievo merita il crazy crawler (che significa ‘nuotatore pazzo’), usato per il persico trota. Ottimi anche i tender tube, esche in silicone che fluttuano nell’acqua in modo invitante: funzionano bene con persici e lucci, così come gli spinnerbait, che sono costituiti da palette brillanti unite a corpi ricchi di ciuffi e peli. Esiste poi una vasta gamma di jig e trailer, in gomma morbida, che imitano gamberi, rane, topi e altri animaletti di cui sono ghiotti tutti i pesci predatori. Di recente sono comparsi sul mercato dei pesci in gomma morbida denominati attractor: grazie ad una particolare protuberanza dalla coda, che si oppone alla corrente, il mirrow scodinzola vistosamente, come se fosse un pesciolino vero, attirando prede come lucci e siluri.
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Lanci e Recuperi
Il lancio con il mulinello rotante risulta efficace se eseguito in modo corretto, in caso contrario crea grandi problemi. Scelto quindi il lancio da effettuare (i tipi di lancio – verticale o laterale – sono gli stessi dello spinning), si ‘carica’ la canna in modo tradizionale e si opera con il pollice prima sul pulsante di sgancio della bobina, poi sulla bobina stessa per controllarne la rotazione. Nella fase di spinta del lancio il pollice deve abbandonare il controllo della bobina e permettere la rotazione che fa fuoriuscire il filo. Rispetto al lancio tradizionale il momento di ‘stacco’, cioè l’attimo preciso in cui si abbandona il controllo del filo, avviene prima: il mulinello rotante ha, infatti, una ‘risposta all’avviamento’ leggermente più lenta e ciò comporta la necessità di alzare il pollice un po’ prima che la canna si porti alla massima spinta. Il sincronismi si acquista dopo pochi lanci. Quando , infine, l’esca tocca l’acqua, il pollice entra in funzione per frenare il moto inerziale della bobina. L’ultima operazione, a lancio concluso, è la stessa delle tecniche tradizionali: con il primo giro di manovella scatta automaticamente il pulsante di sgancio, la bobina inverte il suo moto e inizia il recupero