Molti confondono la pesca con il pasturatore con la pesca all’inglese che, in realtà, è a tutt’oggi, poco conosciuta e praticata nella sua forma originale.
Quando vedo uno specchio d’acqua calma e liscia, non riesco a pensare ad altro se non al galleggiante all’inglese che va giù lentamente. Risulta essere vero, la pesca all’inglese in mare trova la sua migliore efficacia proprio negli scenari che più assomigliano ai laghi nei quali è nata: acqua bassa e mare liscio. Quanto più il tratto di mare assomiglierà ad un laghetto, tanto più sarà giusta la scelta di pescare all’inglese. Ma cosa significa pescare all’inglese? Sintetizzando molto, possiamo affermare che questa tecnica consente di pescare a distanze elevate da riva utilizzando lenze molto leggere, in altre parole scarsamente piombate. Postazioni ideali per questa tecnica sono tutti gli specchi d’acqua riparati dalla corrente, quali darsene poco ingombre di barche, baiette naturali ed anche spiagge riparate, tanto più valide se vi sbocca un po’ d’acqua dolce. Avviciniamoci allora a questa tecnica per scoprire in quali occasioni essa può rivelarsi vincente, quali sono gli attrezzi giusti e come vanno usati.
Attrezzatura di base
Il primo elemento che abbiamo conosciuto di questo sistema di pesca, venti e passa anni fa, era uno strano galleggiante che restava penzoloni sulla lenza, legato a questa per un unico punto, e capace, però, di arrivare molto lontano trascinando con sé tutto il calamento. Oggi sappiamo che quel galleggiante a bastoncino fa parte di un più complesso sistema di pesca, che prevede un insieme di elementi coerenti tra loro, il primo dei quali è, ovviamente, la canna. Molto tipica nel suo aspetto, la canna all’inglese è caratterizzata da un numero particolarmente elevato di anellini passafilo e da un manico in sughero. Questo è quello che si vede all’esterno, e che ce la fa identificare. È generalmente formata da tre sezioni, per una lunghezza complessiva che va dai mt. 3,90 ai 4,50, ma le maggiori Case la producono anche in versione telescopica, più comoda da trasportare e da armare. Anche per la lunghezza ci sono stati cambiamenti recenti, probabilmente adattamenti all’utilizzo dalla scogliera, che hanno portato l’attrezzo a mt. 5,10. Resta comunque il fatto che questa canna, per sua natura e per l’azione di pesca che esplica, va utilizzata con mare calmo e da una postazione bassa sull’acqua, tanto che a quel punto va benissimo anche l’inglesina da mt. 3,90. Il mulinello che si accoppia è un 2500 imbobinato con il classico monofilo affondante dello 0,16, volendo anche lo 0,18 va bene, nel caso si preveda di usare galleggianti di massa superiore ai 10 grammi.
Il calamento
Ricordando che per calamento vogliamo intendere tutta la parte di lenza immersa, quella che va dal galleggiante fino all’amo, dobbiamo stabilire un punto fisso: la piombatura, quale che sia, deve mantenersi nel terzo inferiore del calamento stesso se si vogliono evitare garbugli frequenti in fase di lancio. Ad ogni buon conto è sempre bene fare la trattenuta (come per “legge”) frenando la corsa del galleggiante poco prima del suo ammaraggio. La natura stessa di questa tecnica di pesca richiede in ogni caso lenze leggerissime di zavorra da riservare però solo in calma di vento e di corrente, quando possiamo definire molto lenta la deriva del galleggiante, vale a dire il suo allontanamento dal punto d’ammaraggio. Detto questo, chiariamo anche che il galleggiante all’inglese deve essere bloccato sulla lenza, e solo in alcune occasioni si accetta che sia scorrevole. Per bloccarlo sulla lenza madre si usano solitamente due pallini di piombo spaccati, messi uno a monte ed uno a valle della girellina del segnalatore, a distanza di due centimetri l’uno dall’altro.
Prede
Diversi pesci sono “infilzabili” con questa tecnica, che in determinate condizioni è veramente micidiale, consentendoci un raggio d’azione impensabile da coprire con la bolognese. Partendo dalla preda più ambita citiamo la spigola che sfila accigliata lungo le banchine e sotto le chiglie dei pescherecci all’ormeggio: attirandola in campo aperto con un’opportuna pasturazione, lo scontro sarà inevitabile e potrà avvenire in qualunque ora della giornata. Anche le occhiate di taglia, generalmente diffidenti e lunatiche, potranno cadere vittime di una guizzante “inglesina” anche in pieno giorno, purché si usino con perizia finali di lenza dello 0,10 armati con un ametto del diciotto. Certo, molti pesci riusciranno a tagliare il finale, ma le abboccate non mancheranno. In ogni caso ricordiamoci che la pasturazione corretta è il cardine di questa tecnica e l’esca principe è il bigattino
Azione di pesca
Veniamo adesso al punto cruciale di questa tecnica, della quale abbiamo visto gli aspetti principali.
Pescando all’inglese, con calamenti molto leggeri è fondamentale eseguire una corretta azione di pesca che consiste nel pasturare in maniera pressoché continua con piccole quantità di larvette avendo la massima cura di tenere sempre l’innesco al centro del brumeggio. Volendo sintetizzare al massimo, dovremo agire così:
-Si innesca e si lancia lungo.
-Si fionda in acqua una manciatina di bigattini.
-Si recupera velocemente il bando di lenza con la vetta immersa, fino a che l’innesco non si trovi al centro della rosata di brumeggio.
-Si attende una decina di minuti e si ripete tutta l’azione, evitando d’innescare nuovamente se i bigattini “ballano” ancora sull’amo.
La condizione più favorevole si ottiene quando si ha una leggera brezza alle spalle che fa viaggiare meglio i bigattini lanciati con la fionda. Pescare oltre la zona di pastura non ha senso e quindi il nostro raggio d’azione è determinato non dalla gittata del galleggiante ma, piuttosto, da quella dei bigattini. Dopo questi essenziali ragguagli rivolti principalmente a chi vuole avvicinarsi a questa pesca, vogliamo solo aggiungere che la tecnica all’inglese può essere interpretata anche in maniera alquanto dinamica, tenendosi leggeri di bagaglio e spostandosi con una certa frequenza per sondare con i nostri lanci tutte le zone possibili. Una passeggiata sul mare da fare anche senza panchetto e senza borse, tenendo tutto l’occorrente nel gilet, Il sacchetto di bigattini appeso al collo con la fionda dentro ed il guadino sempre a portata di mano: se i pesci ci sono, ce n’accorgeremo di sicuro.
La spiaggia può essere in diverse occasioni un’ottima postazione per la pesca all’inglese, purché ricorrano alcune caratteristiche. Anzitutto essa dovrebbe formare un gradino, cioè digradare subito di almeno un metro. In questo caso avremo quasi sempre presenza di ciottoli nel sottoriva e con questi sarà garantita la presenza dei pesci, anche degli sparidi, con le occhiate in prima fila. Se poi la spiaggia presenta un fondale misto, magari con scogli affioranti, essa si presta in maniera ideale, soprattutto all’alba ed al tramonto, ad ottime catture utilizzando la tecnica all’inglese. Con il mare calmo incocceremo sparlotti, saraghi ed occhiate lanciando nei dintorni delle rocce affioranti, avendo l’unico problema di rilasciare quelli inferiori alla misura minima consentita dalla legge. Anche le spigole si presenteranno all’appuntamento, durante le ore a cavallo del tramonto ed ancora di più all’alba, soprattutto se pastureremo con piccole quantità di bigattini e con grande frequenza, usando un calamento privo di piombo.