La stagione più propizia per i nattelli è quella che si estende dalla tarda primavera ai primi giorni dell’autunno, e le condizioni di mare più favorevoli si hanno con mare calmo o appena increspato. Inoltre poiché le zone dove aggallano le occhiate non sono mai troppo lontane da terra, per la pesca si possono anche impiegare delle piccole imbarcazioni (lancette, gozzetti, gommoni) fornite di motore fuoribordo, purché si tengano sempre presenti le regole più elementari della prudenza, che in mare deve essere la compagna inseparabile del pescatore. Strumenti indispensabili per la pesca, sono i “nattelli”, detti anche “gallette”, per la loro somiglianza a quei panini cotti due volte in forno, che fanno parte delle razioni viveri di emergenza (razione k) dei militari. Ogni nattello è formato da un cilindro di sughero del diametro di circa dieci centimetri e dello spessore di tre o quattro.
Questo viene poi lavorato con carta vetrata per arrotondarne gli spigoli e, nella parte centrale della sua circonferenza, va praticata una scanalatura poco profonda nel cui interno viene fermata una sottile cordicella, alla quale vanno legati in senso diametrale opposto due pendagli in nylon dello 0,35 – 0,40 lunghi una decina di centimetri, ognuno dei quali è armato con un amo diritto, stagnato del numero 18 – 16. Per facilitare la legatura e l’eventuale sostituzione dei pendagli, si praticano nel sughero, prima di fermare la cordicella di cui sopra, due incisioni profonde circa mezzo centimetro. I pendagli potrebbero essere anche in numero di quattro, personalmente ne preferisco solamente due per evitare imbrogli col retino al momento del recupero. I nattelli andranno verniciati completamente di bianco, per renderli maggiormente visibili e anche perché il color bianco ha un potere attirante sui pesci che vivono fra le sue acque come le occhiate. Nei negozi di articoli per la pesca si possono trovare nattelli in plastica già confezionati con i relativi braccioli e ami. Secondo il mio modesto parere, questi possono andare bene solamente per coloro che non sanno servirsi delle proprie mani.
Infatti quelli fatti in casa con del buon sughero, sono in assoluto migliori, non fosse altro perché ci si possono appuntare sopra ami, evitando così imbrogli che di solito si formano quando si debbono portare dentro un cestino una ventina di questi arnesi di plastica, con gli ami liberi di svolazzare a piacimento. Per la pesca è necessario un buon brumeggio, composto da un paio di chili di pane comune raffermo, inumidito, spremuto ben bene, passato al passatutto e aromatizzato con mezzo chilo di salamoia di acciughe o anche con tre etti di pecorino sardo molto secco e macinato finemente. Una volta sulla posta, ci si ancora e si gettano in acqua due o tre grosse cucchiaiate di questa poltiglia maleolente (conviene tenerci sopravento al recipiente del brumeggio) per radunare e fare aggallare i pesci vicino alla barca. Se dopo le prime calate dell’appanno i pesci non salgono in superficie, non resta altro che spostarci in un altra zona e ripetere l’operazione.
Per quanto riguarda le esche, vanno bene la “pasta” usata nella pesca da terra alle occhiate, i gamberetti e i vermi marini piuttosto morbidi come le tremoline. Ottimi per questa pesca si sono dimostrati i cosiddetti “paternostri”, cioè quei maccheroncini cilindrici di pasta da tavola lunghi circa un centimetro e forati nel mezzo. Vanno preparati mettendone circa mezzo chilo in acqua bollente e lasciati cuocere per due minuti, in modo che rimangano consistenti quel tanto che basta a restare sull’amo il tempo necessario. Per la pesca, si calano in corrente una decina di nattelli innescati e si aspetta. Quando si vede una di queste boette saltellare, tendere e affondare e rilasalire in superficie ripetute volte, segno evidente che i pesci hanno attaccato le esche e sono rimasti agganciati. E’questo il momento di farsi sotto alla svelta e di seguire attentamente ciascun nattello fortunato per non rischiare di perdere di vista quelli che hanno sotto i pesci più grossi i quali, ovviamente, tenderanno ad allontanarsi maggiormente e più in fretta degli altri. Nel recupero conviene perciò iniziare sempre dai più lontani e agire alla svelta per non perdere i nattelli e per di più le occhiate.