La gallinella, è un pesce abbastanza comune nei nostri mari, malgrado ciò, anche se siamo abituati a vederlo sulle bancarelle del mercato ittico o nelle pescherie, non è molto facile da catturare a causa delle notevoli profondità in cui vive. Infatti il suo habitat ideale è il fondale fangoso e detritico, profondo anche 300 metri; solo gli esemplari giovani (di pochi etti), raggiungono in estate le basse profondità del sotto costa.
Il suo corpo è allungato e si ingrossa vicino alla testa e il profilo del muso è diritto. I suoi occhi sono piccoli, rotondi e poco sporgenti. La bocca è piuttosto grande, munita di mascella robusta e armata di piccoli denti posti in doppia fila sia sopra che sotto.
La prima pinna dorsale è sostenuta da raggi rigidi, mentre la seconda, da raggi molli; entrambe possono essere “riposte” in una sorta di tasca nel quale si inseriscono quando sono a riposo. Le pettorali sono grandi e multicolori: blu e arancio l’esterno, verde con margini bluastri, l’interno. La gallinella, inoltre, possiede delle particolari zampette composte dai raggi articolati delle pinne pettorali; queste appendici le permettono di camminare sul fondo melmoso e di smuoverlo alla ricerca di cibo. Molto in evidenza la linea laterale. Da adulta le sue misure massime superano i sette chili, per oltre sessanta centimetri di lunghezza.
La pesca
Il metodo classico di pesca della gallinella, è il palamito innescato con trance di sardina su ami della serie 2315 e del numero 8/9. Di norma si ricercano con l’ecoscandaglio fondali piatti e fangosi dove calare. E’ una delle tecniche più usate dai professionisti, che si avvalgono di strumenti elettrici o elettronici per ovviare sia ai problemi di profondità che di lunghezza dei palamiti.. Non esiste una vera e propria tecnica per la pesca della gallinella con canna e mulinello, infatti, le catture di questo triglide possono essere considerate occasionali, fatta salva come illustrato sopra, per gli esemplari giovani che frequentano il lungo costa.