Il luccio, lo splendido predone dei fiumi del piano, il pesce simbolo dei laghi subalpini e dell’Italia centrale, l’abitante discreto delle risorgive della bassa , è decisamente e non da ora, in via di estinzione.
I motivi sempre gli stessi, conosciuti da tutti : progressivo inquinamento delle acque, modificazioni strutturali degli habitat, pressione di pesca indiscriminata con misure minime ridicole. Tuttavia nonostante l’assalto irresponsabile agli ecosistemi acquatici, la vita non è facile ad estirparsi e con essa anche il luccio resiste in alcuni laghi del nord, nel basso Brenta, in certi canali e risorgive del Veneto e del Friuli, il fiume Merse nel senese e qualcuno, davvero rari nel lago Trasimeno che una volta, fino ad una ventina di anni fa era sicuramente uno dei luoghi di maggior concentrazione.
Allora dove possono pescarlo ancora in modo assiduo coloro che vogliono dedicarvisi ? Nel nord Europa e l’Irlanda e La Lapponia svedese sono i luoghi dove negli ultimi anni ho pescato produttivamente lucci. Gli ambienti naturali ancora esistenti in questi paesi sono affascinanti, canneti di tife, erbai, prati di ninfee e ranuncoli gialli e bianchi. Qui i lucci, in abbondanza, si trovano insieme a branchi di persici reali e coregoni, mentre branchi d’anatre solcano il cielo del nord che in estate non si oscura mai. E’ evidente che per pescare una decina di lucci il giorno a mosca bisogna che ce ne siano davvero parecchi.
Quando si pesca
Il momento migliore è quello in cui i lucci escono dal periodo riproduttivo (marzo aprile in Irlanda, fine giugno primi di luglio in Svezia) ed attraversano il momento di massima frenesia alimentare. Devono reintegrare grassi ed energie spese nella riproduzione, periodo nel quale i pesci mangiano poco o niente. E infatti è in questa fase che si possono prendere a galla, con i popper fatti ballonzolare ad arte sotto riva o fra le ninfee.
Nei mesi successivi del luglio e dell’agosto la pesca continua ad essere interessante, ma con gli stramer più o meno affondanti a seconda si cacci sotto riva o in fondali. Qui da noi oltre i mesi estivi, sono assai buoni quelli tardo autunnali, le mattinate di bruma del novembre e del dicembre e questo per due motivi: il pesce sta accumulando grassi per prepararsi al periodo
riproduttivo e contemporaneamente la minutaglia di pesce bianco e ciprinidi in genere si è intanata per l’inverno e scarseggia.
L’attrezzatura
Si pesca normalmente con canne da nove piedi di lunghezza e 9 di potenza ( 9 per la 9) e code galleggianti o affondanti molto decentrate per spingere i pesanti stramers anche in presenza di vento. Il finale deve essere corto e robusto tipo: 1 m di filo 0,50 mm; 0,50 m di 0,40 mm con legato (asola contro asola) 30 cm di cavetto d’acciaio con in cima un moschettone per cambiare velocemente artificiale. Gli artificiali sono costituiti da grossi streamers prevalentemente di quattro colori (bianco, nero, giallo, rosso) costruiti con colori forti e sempre accompagnati da buone dosi di cristal flash. Personalmente in Irlanda e Lapponia ho usato solo due colori : bianco nel novanta per cento dei casi e giallo. Ogni artificiale può essere costruito in due versioni: più o meno appesantito a seconda dei luoghi di pesca. E’ buona norma costruire una parte degli streamers con due ami: uno grosso (1-2/0) per primo e uno più piccolo (4-6) dietro , tipo tandem, collegati fra di loro con grosso nylon o con cavetto acciaiato. Il motivo è semplice, se il liccio è piccolo, oppure quel giorno i pesci mangiano svogliatamente ed attaccano l’artificiale da dietro non arriverebbero a prendere l’amo principale data la lunghezza (8-12 cm) dello streamer. Due ami nascosti dal pelo di cervo o dalle piume di marabù o semplicemente da piume collo di gallo, risolvono il problema. E’ buona norma togliere sempre l’ardiglione ai grossi ami, fornirli di antialga per farli scivolare sugli erbai e dotarsi di un bel paio di pinze dal lungo becco ricurvo per slamare i lucci eventuali, sempre ben forniti di denti.