L’attività dei piccoli predatori pelagici si va via via intensificando con l’avanzare delle settimane e in ottobre raggiunge uno dei suoi picchi più alti, ma non sempre effettuare belle pescate è così semplice come potrebbe sembrare. Vediamo perché.
Anche se incontrare mangianze è abbastanza facile, e poi non è detto che i pesci nonostante la frenesia siano così sprovveduti da preferire un pesciolino finto a quello vero, ci sono giorni in cui i tonnetti non sono così ben disposti a manifestare la loro presenza con spettacolarità in superficie, anzi, capitano momenti in cui sembrano praticamente scomparsi. Siccome in mare quello che è legge oggi, domani potrebbe non avere riscontro, è importante riuscire a cogliere anche indizi non evidenti, che in circostanze estreme possono garantirci delle buone catture.
I gabbiani, anche in condizioni di stasi, possono svelarci ugualmente la presenza di pesci. Infatti al volo classico radente concentrico -preambolo che qualcosa sta per accadere- li possiamo trovare appollaiati in acqua con due ricognitori in volo che sembrano vagare nel nulla.
Solitamente la loro posizione corrisponde alla rotta dei predatori -nel nostro caso i tonnetti- che magari in quel momento stazionano in profondità, solitamente intorno ai canonici 20 metri.
Visto che sono pesci dagli spostamenti veloci, anziché cercarli affondando le lenze, si può provare ad indurli a salire in superficie. Sfrutteremo la loro curiosità verso qualunque cosa generi schiuma sul pelo dell’acqua; il loro istinto infatti, sembra associare ad essa, la scia che generano le reti dei pescherecci che con i loro scarti rappresentano una delle loro fonti di approvvigionamento del cibo, oppure potrebbe trattarsi di una reazione ancora più istintiva come quella che si sviluppa verso un branco di mangianza che fugge in superficie. Un piccolo teaser, realizzato con octopus in gomma, le cui dimensioni devono essere proporzionate alla media delle prede presenti, e trainato a una decina di metri da poppa, potrebbe risultare molto efficace. In mancanza di esso, anche un parabordo o addirittura una bottiglia d’acqua trainati allo stesso modo svolgeranno egregiamente il loro compito.
L’attrezzatura sarà in funzione della taglia media dei pesci, e si passerà da una tipica da spinning medio per prede piccole, a quella da traina fino alle 8/12 Lbs per pesci fino ai 5/6 Kg. Se in zona sono presenti pesci ancora più grossi il discorso cambia totalmente. Le esche spazieranno dalle piume piglia tutto, ai minnow, passando per tutte le varianti intermedie. E’ importantissimo cambiare frequentemente velocità ed esca; può capitare che un artificiale possa regalare due o tre catture per poi non rendere più; i pesci si abituano subito e riconoscono il pericolo. La dinamicità è l’inventiva sono determinanti. La distanza di lavoro è anch’essa un fattore variabile: può capitare di registrare allamate a non meno di 60 metri da poppa e poi a 50 centimetri dall’elica. Insomma, non esiste una regola precisa se non quella che non ci sono regole.
Guardare i tonnetti in scia, poi, è uno spettacolo che va al di là di ogni cattura: si vedono delle frecce azzurre che irrompono nel bianco della schiuma e afferrano gli artificiali con foga, mentre il branco segue quello allamato. Di fronte a tale spettacolo va mantenuta la calma, ricordarsi sempre che avremo in acqua più lenze e improvvise virate potrebbero causare dei grovigli che ci porterebbero a perdere il contatto con i pesci, oltre che arrecare danni alle stesse. Il recupero è sempre divertente, in quanto sono pesci che alternano fughe velocissime in superficie a violente picchiate verso il fondo, regalando emozioni anche se la taglia è modesta.
La lunaticità dei pesci spesso non conosce limiti, infatti pur presenti in massa a volte ignorano inesorabilmente ogni nostro artificiale. E’ il momento di prenderli per la gola. Due ami del n° 4 in tandem su lenza dello 0.30 un filetto di sardina o pesce azzurro di 7/10 cm, anche il tonnetto stesso va bene, tagliato a rombo e filato in acqua a due massimo tre nodi, e il piatto è servito, praticamente irresistibile… E’ un sistema micidiale anche se rende quando i pesci sono concentrati in zone circoscritte; la bassa velocità di traina non permette di coprire vaste zone di mare. Può però risolvere a nostro favore anche i momenti meno favorevoli, e poi su un’esca così le sorprese sono all’ordine del giorno: può capitare di tutto… proprio tutto.
In Mediterraneo sono cinque le specie più comuni di tunnidi; sei se si considera il raro striato. Scartando l’alalunga facilmente riconoscibile, i dubbi sull’identità vengono quando si catturano le altre specie. Spesso tombarelli e alletterati vivono insieme ai piccoli di tonno rosso che allo stadio giovanile somigliano molto ai loro “cugini”. Bisogna prestare molta attenzione in quanto, mentre per le altre specie di tonnetti la misura minima per legge è di 30 cm, per il tonno rosso è di cm 70, e le autorità marittime svolgono in questo periodo dei controlli specifici per questa specie. Al di là di ogni legislazione e il timore di eventuali sanzioni però, è l’etica che ci deve imporre di non uccidere un pesce di poche centinaia di grammi quanto da adulto raggiungerà “molte decine, se non centinaia” di chili. I piccoli giganti presentano delle caratteristiche morfologiche uniche, primo fra tutti il colore del dorso che è blu scuro dalla testa fino alla coda, e poi le pinne dorsali che presentano lungo le estremità, sfumate tonalità di giallo. La loro sagoma poi è inconfondibile, in quanto più tozza rispetto alle altre specie. Quindi cautela nella slamatura, e se si nota una massiccia presenza di questi pesci non continuare a pescare in quel luogo, o almeno aumentare di molto la misura di ami e artificiali; anche se spesso la loro voracità non li scoraggia facendoli cadere vittima di esche grandi quanto loro stessi. Spetta a noi quindi valutare e capire cosa è giusto fare per poter garantire nel tempo al nostro sport, un futuro meno avaro di emozioni.