Essendo il nostro paese attraversato per la sua lunghezza da una catena montuosa non troppo elevata ma estesa, che ha inizio al confine ligure con la Francia ed arriva dopo 1200 chilometri a Reggio Calabria, moltissimi erano i torrenti che vi avevano origine. Il nostro paese era ricco d’acqua, essendo ricco di montagne…
Il passato è d’obbligo perché molti torrenti oggi, captati dagli acquedotti, sbarrati dalle dighe, dissanguati da irrigazioni e sprechi, si asciugano durante i mesi estivi e quindi non sono più in grado di ospitare dei pesci in modo continuativo. Questo almeno nella parte alta, quella montagna, vocata a salmonidi. Tuttavia questa triste sorte non accomuna tutti i corsi d’acqua appenninici per cui ne esistono ancora alcuni nel centro-nord e pochi altri al sud, in grado di riservare qualche emozione ai pescatori a mosca. Tale caratteristiche ambientali dell’Italia hanno determinato il fatto che molti pescatori abbiano fatto le loro prime esperienze su torrenti, luoghi che, magari saltuariamente, continuano a frequentare ancora oggi.
Di quali accortezze ha bisogno la pesca a mosca per essere esercitata in torrente?
Elemento essenziale nei piccoli corsi d’acqua è un corretto avvicinamento. In acque basse le capacità visive dei pesci sono maggiori ed anche i rumori di un avvicinamento (degli stivali, delle voci ecc) sguaiato e frettoloso, fanno intanare subito il pesce. Il mimetismo dell’abbigliamento sarà un altro elemento da non trascurare.
La canna dovrà essere corta (dai 6 piedi agli 8 massimo) e rapida in modo tale da richiedere pochi falsi lanci.
La posa dovrà essere precisa e delicata sempre per il motivo delle acque basse e normalmente limpide del torrente. In questo ambiente più che in ogni altro, il primo lancio sarà quello decisivo in una alta percentuale di casi.
La coda dovrà variare dal 3 al 5 aftm, a seconda dei cultori dell’ultraleggero o non. Una numero 4 costituisce una misura intermedia che può essere usata nel torrente come nel grande fiume.
Il finale può variare. Normalmente una canna corta e la pesca in torrente richiedono un finale corto da 170mm a 200 mm che è più preciso e resta tutto fuori dagli anelli della canna. Tuttavia in alcuni casi di acque veloci e pesci selettivi, si adoperano finali lunghi dai 3 ai 5 metri anche con canne corte perché gli svantaggi nel lancio sono ampiamente compensati dalla riduzione al minimo dei dragaggi.
La scatola delle mosche di un pescatore di torrente si riconoscerà subito per una netta prevalenza di mosche da caccia su ami dal n° 12 al 16. Il motivo risiede nel fatto che in queste acque le schiuse sono normalmente limitate e quindi le trote per alimentarsi sono costrette ad una attività che va ben oltre il tempo della schiusa. Ragion per cui devono gettarsi su tutto ciò che cade in acqua e possa assomigliare per dimensioni e silouette a qualcosa di cui normalmente si cibano.
Sedge marroni e colore cannella, royal coachman , tricolor, bruchi e terrestrial in pavone o foam, e poi red spinner, phaesant tail e palmer, tutte costruite senza risparmio di piume, costituiranno gli artificiali immancabili del pescatore di torrente.
La pesca nel torrente sarà sempre a risalire la corrente; infatti le trote stanno sempre con la la testa contro corrente sia perché è da quella direzione che proviene loro il cibo, sia perché hanno bisogno della massima ossigenazione e le branchie ottengono questo risultato stando rivolte contro corrente.