Nonostante su questo sistema di pesca siano stati versati fiumi di inchiostro, per molti non sono ancora chiare le sue potenzialità ed il corretto utilizzo pratico, cerchiamo di fare un po’ di luce per chi è alle prime armi.
La traina costiera è la disciplina che affascina tutti coloro che si avvicinano alla pesca dalla barca. La relativa facilità di esecuzione, rende questa tecnica abbordabile anche ai neofiti. Basta, infatti, una canna leggera con un piccolo rotante e si può trainare un’esca artificiale in superficie, con buone probabilità di effettuare qualche cattura. La traina di superficie infatti, si basa sull’inganno dei piccoli predatori che navigano e cacciano appena sotto la superficie dell’acqua. In questo modo si comincia a prendere confidenza, con le attrezzature, con la pesca in movimento e con le prime prede della traina. Ma nella traina costiera i predatori più seri cacciano e vivono prevalentemente a stretto contatto del fondo e l’evoluzione naturale è quella di affondare le esche. Il primo passo è quello di inserire dei piombi a sgancio rapido sulla lenza, accorgimento che consente di affondare le esche, ma che non di avere una cognizione esatta sulla reale profondità di lavoro. Per riuscire ad avere una realtà oggettiva sulla profondità di azione delle esche artificiali in pesca, ci sono due sistemi: il downrigger ed il monel.
Ormai entrato a far parte del linguaggio comune della pesca sportiva, il termine monel, non si riferisce più ad un semplice monofilo metallico, ma ad un sistema di pesca, con i suoi accessori e le sue regole. Il monel è un monofilamento metallico a diametro costante, ottenuto con leghe di rame e nickel, molto duttile, con un alto peso specifico ed una bassa resistenza idrodinamica. E’ entrato prepotentemente a far parte del bagaglio dei pescatori sportivi, per la sua eccezionale efficacia nell’affondamento delle esche.
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Viene commercializzato in bobine da 100 yards, in confezioni da due bobine e in bobine intere da 300 e 400 yards, con diversi libbraggi, che oltre a differenziare il carico di rottura, ne determinano il peso . I libbraggi più usati sono 40, 50 e 60 libbre. E’ da tener presente che con l’aumentare del libbraggio, aumenta proporzionatamente anche il diametro e di conseguenza l’attrito con l’acqua, quindi non si avrà un maggiore potere affondante, ma si potrà contare su un monel più resistente all’usura e soprattutto alle piccole distorsioni del metallo, che si creano inevitabilmente durante l’azione di pesca. Il monel non risente assolutamente dell’aggressione degli agenti marini, essendo una lega leggera, ma è altamente dannoso per i mulinelli. Dopo brevissimo tempo d’uso, le correnti galvaniche create dall’avvolgimento danneggiano irreparabilmente la bobina, praticando piccole abrasioni che si trasformano in micro fori. Per ovviare a questa azione basta ricoprire le parti laterali della bobina con del nastro telato o con un paio di strati di nastro isolante, in modo da salvaguardarle. Anche i vecchi mulinelli con bobina in acciaio inox sono da preservare con il nastro telato perché a lungo andare, non sono risparmiati dall’azione corrosiva del monel.
TABELLA DI AFFONDAMENTO DEL MONEL (con rapala 11 – 14 affondante – velocità 4 knt) | |||
Segnale | Monel in acqua m | Profondità del minnow m | Profondità di pesca fino a m |
I° | 45 | 4 – 5 | 8 – 9 |
II° | 90 | 9 – 10 | 12 |
III° | 135 | 14 | 18 |
IV° | 180 | 16 – 18 | 22 – 23 |
V° | 225 | 20 – 22 | 25 |
Fine Monel | 270 | 25 – 26 | 33 |
L’affondamento
La prima qualità del monel è quella dell’affondamento costante e lineare, ovvero è in grado di far mantenere all’esca una profondità d’azione ben determinata, senza essere influenzato dalla corrente. Questa è una proprietà che lui soltanto può garantire, al contrario delle piombature dirette o del downrigger. Altra proprietà molto importante è l’alto indice d’affondamento a velocità sostenute. Per il suo particolare rapporto peso specifico/resistenza idrodinamica, il monel consente di pescare a buone profondità anche a velocità vicine ai cinque nodi, permettendo alle esche di lavorare sempre vicino al fondo. Il monel immerso nell’acqua a velocità di circa 4 nodi (quella che generalmente si mantiene con le esche artificiali) crea una curva dovuta alla resistenza dell’acqua, dopo un certo numero di metri calati (70/80) il peso proprio della lenza, vince la resistenza e si porta in linea retta diagonale, verso il fondo.
Con l’aumentare della lenza calata, aumenta la curva e quindi l’affondamento non è proporzionale, ma si possono ugualmente raggiungere delle profondità d’azione considerevoli. Dato il suo singolare modo d’affondare, il monel si mantiene molto più alto dell’esca, proponendola nel raggio d’azione dei predatori senza allarmare il branco o il singolo con il passaggio di un corpo anomalo (piombo o palla dell’affondatore), come avviene con altri sistemi d’affondamento. Sotto al monel, come riempimento, imbobineremo almeno 200 metri di dacron o di nylon da 30-50 libbre, i quali, oltre a proteggere la bobina, serviranno da riempimento e da lenza di riserva nel caso venga allamata una preda molto grande. Essendo un filo di metallo, il monel può compromettere anche i passanti della canna. Per questo motivo sono da preferire quelli a carrucola con roller in metallo oppure quelli in acciaio ad alta resistenza. Esistono in commercio alcune canne appositamente studiate per il monel, con il vettino girevole e con un secondo passafilo orientabile. Il monel in fase di calata in acqua, presenta dei grossi problemi relativi alla forza centrifuga della bobina libera. Il sistema più corretto per calarlo è quello di tenere la frizione leggermente stretta e sbobinare il terminale ed i primi 30 – 40 metri di monel, tirandoli fuori con le mani dal cimino della canna. Una volta che l’esca ed il monel avranno un loro peso in acqua, si può aprire il freno e calare la rimanente quantità tenendo sempre il pollice sulla bobina.
Traina con gli artificiali
La traina con il monel e le esche artificiali è a tutti gli effetti uno dei sistemi più catturanti nelle nostre acque. Gli artificiali più efficaci sono i minnow, sia affondanti che galleggianti. La scelta si può restringere alle misure che vanno dagli 11 ai 18 cm, considerando che i più usati sono i 14 e i 18 per i dentici ed i 13 sottili per le spigole. La traina con il monel nonostante costringa a calare in acqua quantità molto alte di lenza, per raggiungere le alte profondità, garantisce sempre un buon affondamento anche a velocità superiori ai tre nodi. Al monel va collegato il terminale in nylon, che a seconda della trasparenza dell’acqua ed alla profondità di pesca, può variare dallo 0,40 (per le spigole) allo 0,60 . Il collegamento avviene tramite un nodo ritorto del monel, all’interno del quale si inserisce una girella che scorra agevolmente tra i passanti della canna. La lunghezza del terminale può variare dai 10 ai 20 metri a seconda delle preferenze personali. Trainando a 4 nodi, con 180 metri di monel in acqua, si può pescare dagli 11 ai 22 metri, tenendo presente che se l’esca lavora a quota 22 si possono battere fondali fino a 27/28 metri.
Per pescare su fondali maggiori sarà necessario averne in bobina almeno 300 yard. Per avere dei parametri di regolazione sulla lenza da calare in pesca, bisogna mettere dei segnalini di riferimento sul monel. Si possono effettuare delle prove con un artificiale privato delle ancorette, procedendo a velocità di traina su varie profondità. Quando l’artificiale tocca il fondo, si recuperano quattro, cinque giri di mulinello e si inserisce un segnalino con del cotone cerato o con filo di nylon colorato. Ad ogni segnalino corrisponderà una profondità. Come regola comunque i segnali vanno inseriti ogni 45 metri (50 yards), in modo da avere sempre dei parametri di lenza calata.
L’azione di pesca
Con l’utilizzo sul campo, ci si è accorti che i minnow abbinati al monel, rendevano molto di più se abbinati a canne abbastanza flessibili. Questo perché con il movimento ondulatorio della barca, la canna flette in continuazione, imprimendo all’artificiale dei guizzi di accelerazione che uniti al movimento ondulatorio proprio del minnow, rendono più “viva” l’esca. Le canne che
sono risultate più valide sono le 12 libbre di lunghezza tradizionale, preferibilmente montate con carrucole per ovviare all’usura che il monel inevitabilmente causa nei passanti. L’azione del monel abbinata ad una canna flessibile e lunga rende il pesciolino molto più catturante rispetto a qualunque altro sistema di affondamento. La rigidità del metallo unita al movimento impresso della canna, consente all’artificiale di navigare in maniera incredibilmente attirante. Pescando con questo sistema è possibile insidiare la maggior parte dei predatori dei nostri mari, basti pensare che con artificiali idonei, sono state catturate anche grandi ricciole e pesci spada, specie che notoriamente non attaccano i minnow. Per comprendere la validità del monel in acqua lo abbiamo provato anche in oceano e lungo le barriere coralline, ottenendo dei risultati a dir poco incredibili.
Le prede
Con questo sistema è possibile insidiare la maggior parte dei predatori di profondità presenti nel Mediterraneo. Gran parte di questi impostano la propria tecnica di caccia sull’agguato, ovvero, si celano tra scogli ed alghe per sorprendere le prede in prossimità del fondo o a mezz’acqua. Il passaggio dell’artificiale inoltre, spesso infastidisce i predatori che lo attaccano per difesa del territorio. Il pesce che risente maggiormente della territorialità è il dentice, ma anche spigole e cernie hanno innata la difesa dell’area circostante. Si possono catturare anche tunnidi, palamite e lampughe.
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