Esca famigerata che ha meritato i fiumi di inchiostro che si sono spesi sul suo conto, ha partecipato a suon di catture all’evoluzione moderna del surf casting, rimanendo in assoluto il boccone più appetito da tutte le specie grufolatrici del sottocosta.
Identificato volgarmente con il nome di “Napoletano”, questo anellide rosso di sabbia in passato veniva raccolto direttamente su alcune delle nostre spiagge. Fortuna dei primi pionieri che ne hanno provato l’efficacia, ha ricambiato le attese sugli arenili con carnieri da capogiro di mormore, saraghi e orate, impensabili con qualunque altro tipo di esca. Il suo habitat esclusivo è caratterizzato dalla sabbia fine con alta percentuale organica, dalla battigia fino a qualche metro di profondità. Può raggiungere e superare i 30 centimetri di lunghezza.
Nei rarissimi luoghi ove ancora è presente può essere prelevato munendosi di pala, setaccio, qualche vasca e tanta pazienza. Sicuramente l’operazione risulterà faticosa, ma sicuramente ne varrà la pena. Tralasciando al dovere di cronaca la sua spontanea reperibilità in natura, ci limitiamo a dire che tutti i negozi di esca solitamente ne sono forniti, anche se il costo è elevato a volte anche in maniera spropositata. In questi ultimi periodi è capitato di trovare nei negozi la cosiddetta “Arenicola Selezionata” , grossa quasi quanto un americano, invitante alla vista di ogni pescatore, abbondante e dal costo esagerato. Una volta in spiaggia però le aspettative vengono tradite da un’appetibilità minore spesso da noi erroneamente imputata alla scarsa presenza di prede. Il trucco c’è, e come in ogni enigma la soluzione più logica è quella meno considerata. Queste grosse “arenicole” infatti, niente hanno a che vedere con la nostra micidiale mattatrice degli arenili, infatti si tratta di un anellide di importazione chiamato “Spagnolo”, dallo scarso contenuto sanguinolento e dalla presenza all’interno di una sostanza verdastra che tende a dare all’innesco un aspetto poco invitante. Provata al confronto con la nostrana e vera arenicola, su canne montate in maniera identica non ha retto il confronto, le proporzioni sono almeno sul 5/1.
Spesso però non abbiamo alternative, dobbiamo adoperare ciò che troviamo, ma è anche giusto essere consci di quello che si va ad acquistare, considerando che anche un occhio esperto avrebbe difficoltà a distinguere le due specie. Comunque non intraprendiamo nemmeno “crociate” contro i negozianti, sarebbe impensabile rifornire le richieste di mercato con prodotti che non siano d’allevamento o di importazione, e se ciò era possibile in passato oggi non lo è più, e non abbiamo alternative se non quella di adeguarci. La conservazione nelle scatoline di polistirolo in cui viene commercializzata è abbastanza agevole anche se in estate i tempi di “sopravvivenza” si accorciano. La temperatura ideale è intorno i 12/14 gradi, ed è preferibile cambiare l’acqua di mare all’interno delle confezioni almeno una volta al giorno. C’è chi ha provato a mantenerla in acquario, ma l’equilibrio biochimico indispensabile per garantire a lunga la sopravvivenza di questi animali è irriproducibile in ambiente domestico.
L’utilizzo in pesca è uguale a quello degli altri vermi da mare. La si innesca con l’apposito ago su ami leggeri e a gambo lungo di misura solitamente mai oltre il n° 6, ma siamo già al limite, e abbinata a lenze sottili risulta micidiale per ogni pinnuto transiti nelle vicinanze. Regge bene anche i lanci più esasperati e non essendo molto voluminosa è indicata per la pesca sulla lunga distanza. Ottima con mare calmo, insuperabile in scaduta soffre però la forte presenza della minutaglia, non a caso la primavera è il momento migliore per utilizzarla in quanto l’attività dei piccoli pesci disturbatori è ancora limitata. Per prelevare i capi da innescare è vivamente sconsigliato “grufolare” con le dita all’interno della confezione, un verme danneggiato porta alla morte tutti gli altri in quanto il liquido al suo interno possiede delle tossine che nel giro di poche ore uccide inesorabilmente gli altri vermi. Basta però con un po’ di cura riempire la scatola con acqua di mare è scuotendola delicatamente in orizzontale porteremo a vista tutto il contenuto, prendendo così in maniera delicata il candidato che più ci interessa. Può capitare inoltre che i vermi siano tutti raggomitolati, e una situazione molto ricorrente e deleteria, per districarsi in questa ipotesi dovremo procedere come appena detto per farli uscire dalla sabbia e poi con cura chirurgica senza forzare pian piano districare la matassa. Se siamo in possesso di qualche scatola vuota piena di terra precedentemente utilizzata potremo suddividere i capi in più confezioni. In questo caso l’espressione “meno siamo e meglio stiamo” è quanto mai azzeccata, e spesso potrà tornare utile durante la battuta innescare i vermi da scatole diverse in modo da diminuirne il numero in tutte le confezioni da noi in possesso.