In questa guida spieghiamo come utilizzare la muggine come esca nel surfcasting.
Anche questa è un’esca che raggiunge, come il calamaro, i massimi livelli di genericità. Tutte le prede grufolatori o predatori, ne vanno matte e sarà pertanto nostra cura assicurarcene una buona scorta prima di partire per la via del mare. Di muggini ne vengono classificati quattro generi e sei specie e precisamente Mugi Cephalus cm 70; Liza ramada (muggine calamita) cm 50; Liza aurata (muggine dorato) cm 40; Liza saliens (muggine musino) cm 30; Chelon labrosus (bosega) cm_60; Oedalechilus labeo (muggine labbrone) cm 20.
Ma per quanto ci riguarda le sei specie non presentano grosse differenze. Tutte hanno carni abbastanza grasse, sode e saporite, tanto da non presentare problemi di innesco ed essere gradite da tutte le specie insidiate.
L’unico limite, che però hanno solo poche specie, è la grandezza. Alcuni tipi infatti non crescono a sufficienza o, nel migliore dei casi, raggiungono solo al massimo della crescita quei 30 centimetri che sono la misura ideale (a parte i casi particolari che vedremo in seguito) del nostro pesce esca preferito.
Consiglio questa misura perché solo un muggine di queste dimensioni è capace di fornire un «filetto» sufficientemente corposo per preparare gli inneschi più voluminosi. I 30 centimetri risolvono quindi le
situazioni che prevedono ami che vanno dall’ 1/0 al 7/0, praticamente tutta la gamma di misure che solitamente vengono impiegate nel surfcasting. Naturalmente la grandezza della trancia sarà proporzionata all’amo per cui del filetto originale utilizzeremo solo la quantità necessaria per vestire per esempio un amo del 2/0 e così via finché il filetto non sarà completamente utilizzato.
Da buona «generica» il muggine è un’esca che non teme le condizioni del mare; sia esso mosso о poco mosso, non importa, è un boccone che viene ingoiato facilmente. Tra le tipiche prede del surf non esiste una sola specie che non gradisca le sue carni e se si parla di grongo о
spigola, allora abbiamo nominato i suoi massimi estimatori. Ma il muggine non si usa solo in trance, anzi, in certi casi è indispensabile usarlo intero, ma per problemi di lancio di grandezza inferiore ai soliti 30 centimetri.
Adesso vediamo come si usa in trance. Prima di tutto bisogna squamare il pesce e poi asportarne i filetti laterali. Fatto ciò si può ricorrere a due tecniche: la prima, la più antica, è una sorta di cucitura della trancia usando a modo di ago e filo l’amo e il relativo
nylon del bracciolo; al termine basta tendere. il filo facendo forza sull’amo e la trancia si avvolge su se stessa assumendo una forma più aerodinamica, sicuramente più adatta al volo. L’altra tecnica, di nuova concezione, consiste nell’avvolgere la trancia intorno al gambo dell’amo e parte del bracciolo in modo che la polpa rimanga all’esterno e possa essere più invitante. Per facilitare l’avvolgimento si incidono le carni longitudinalmente con una lama affilata, fino ad arrivare alla pelle che è piuttosto robusta. Il salsicciotto è poi assicurato da una legatura con filo di cotone elastico, del tipo usato dalle magliaie per elasticizzare polsini e colletti, che garantisce la tenuta anche nei lanci più violenti.
Il vantaggio di questa tecnica è che non rovina il bracciolo per cui è possibile, con lo stesso calamento, fare anche ripetuti inneschi.
Inoltre per quanto riguarda gli ami più piccoli il salsicciotto risulta più pratico e in definitiva più sicuro. Non dimentichiamo poi che il muggine innescato in questo modo può ospitare un piccolo galleggiante e diventare quindi un «ciao-ciao», un piccolo «trucco» che tratteremo a proposito degli inneschi