Dopo la risalita primaverile dei muggini saltarelli alias cefali verzelata (Liza saliens), agli inizi dell’estate, entrano nelle foci dei fiumi e rimangano in zona i muggini caparelli alias cefali calamita (Mugil capito) e infine, verso agosto e settembre, fanno la loro comparsa anche le garge d’oro o muggini dorati (Liza aurata) dalle carni buone e delicate.
Le due ultime specie menzionate in sommario non si comportano nei confronti delle esche con l’aggressività e la faciloneria dei cefali primaverili. Sia il caparello che il muggine dorato infatti, si presentano di solito in pochi esemplari per volta e quindi non entrano in competizione fra loro per quanto riguarda il cibo. Per di più questi pesci, sono sempre sospettosi e diffidano di tutto quanto sia estraneo al loro ambiente. Di conseguenza abboccano alle esche quasi sempre… male. Per riuscire a catturare qualcuno di questi furbacchioni, occorre usare una buona attrezzatura e possedere inoltre un occhio acuto nonché un tempismo perfetto per “fulminare” il cefalo al primo immergersi significativo del galleggiante: qualità queste ultime che si acquistano solamente con l’esperienza.
La pesca dei muggini con il galleggiante è la tecnica che va per la maggiore in tutti i mari della Penisola. E’ difficile trovare un pescatore da terra che non abbia mai provato con quest’antico sistema di cattura. La filosofia è di riuscire a far alzare i pesci che sostano sul fondo inducendoli ad avvicinarsi alle esche situate a mezz’acqua.
Anche se è possibile pescare con una canna fissa, è molto più proficuo adottare una bolognese con mulinello per essere pronti a contrastare le fughe di eventuali prede “preziose”, quelle vicino al chilo, tanto per capirsi. Vediamo insieme le due eventualità.
La canna fissa
Se appartenete a quella schiera di persone fissate per la fissa a quelle che, il fascino della canna “ritta” con la vetta piegata da far paura, è superiore a qualsiasi gracidio di mulinello, ebbene, vi consigliamo un attrezzo sugli otto metri.
Su una lenza dello 0,15 circa, metterete un galleggiante sferico o semisferico di un grammo circa, piombato con una torpilla di grammatura leggermente inferiore, completata con pallini di misura adeguata (del 10 c.a.).
Il finalino a forcella, su braccioli dello 0,10, di lunghezza diversa (il primo circa mezzo metro, l’altro 70/80 cm). Gli ami, di forma adeguata all’esca che useremo, dovranno essere di numerazione oscillante fra il 14 e il 20.
Con il mulinello invece
Fermo restando la montatura sopra descritta per la canna fissa, usando la bolognese con mulinello, aumenteremo solo la piombatura e di conseguenza varieremo la portata del galleggiante che salirà fino a raggiungere all’occorrenza anche i due grammi.
Quest’ultimo per risultare efficiente, dovrà essere piombato in maniera perfetta presentandosi alla superficie solo con l’asta e con il resto del corpo non visibile; poiché l’approccio del muggine è spesso leggerissimo, la ferrata deve avvenire al minimo accenno di affondo preceduto da un tenue oscillare dell’asticella stessa. Siccome però non sempre tutti i fiori sono rose; oppure anche se sono rose hanno le spine… a volte, il pesce tanto bramato, non c’è.
Vediamo cosa può essere successo
Probabilmente abbiamo sbagliato qualcosa; facciamo una piccola autocritica: forse la misura dell’amo non era idonea all’esca o alla taglia dei pesci presenti; forse abbiamo alzato troppo in fretta o troppo lentamente la canna durante la ferrata; la montatura era quella giusta? E il terminale? Non abbiamo forse messo un piombo in più o due in meno? Ma che esca ci hanno consigliato di usare gli amici “esperti”? Forse, tutto sommato, non erano cefali quelli che stavano mangiando…
Avete visto quante possibilità di sbagliare ci sono! Ebbene, forse proprio questi fattori negativi fanno la differenza facendoci amare di più la pesca e stimolandoci a migliorare.
Torniamo un passo indietro
Vediamo com’è possibile assicurarsi che nel luogo prescelto ci siano i “nostri” muggini; semplice, è sufficiente pasturare la zona con un prodotto specifico, magari creato da noi.
Il pangrattato già confezionato va molto bene, altrimenti potremmo provvedere da soli con avanzi messi da parte; a questo, aggiungeremo formaggio grattugiato (30/40%); ai due ingredienti va unita della farina gialla, un bicchiere di farina di pesce e del latte per amalgamare il tutto. Dovremo prestare attenzione (eventualmente provando a lanciarla in mare) che la pastura produca, scendendo verso il fondo, una scia nell’acqua. Così facendo saremo pressoché certi che i muggini si avvicineranno richiamati dall’odore degli ingredienti in particolare da quello del formaggio. Se invece non abbiamo voglia di sporcarci le mani… in commercio esistono decine di prodotti validissimi per richiamare i pesci a tiro di canna.